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Lug 15, 2018 Cultura, Teatro & Cinema
Sono già passati tre anni dalla scomparsa di Omar Sharif e il mondo, i media non si dimenticano della sua storia di uomo che ha varcato gli Oceani, diventando l’unico attore arabo sulla terra ad aver avuto una carriera trasversale e unica.
Omar, nato Michel, in Egitto di famiglia libanese e siriana, aveva ottenuto una laurea in fisica e matematica al Cairo, ma ben presto aveva perfezionato lo studio delle lingue, diventando un fluente poliglotta.
Dopo alcuni film e un matrimonio con una diva locale, aveva iniziato a girare il mondo.
Rimane un attore immortale, pur avendo girato pochi film che hanno realmente lasciato il segno.
Vediamoli per ricordarli: Lawrence d’Arabia, il Dottor Zhivago, Funny girl, La casse, Mayerling, Monsieur Ibrahim e i fiori del Corano. Pochi film validi, una cinquantina girati in tutto e la capacità di lasciare un marchio indelebile nello show business.
Il motivo di tutto questo va cercato nella classe dell’interprete, nella sua capacità di recitare ruoli sempre diversi, con personaggi di nazionalità diverse: dall’arabo, al russo, al sudamericano, allo spagnolo, all’americano. Omar Sharif era sempre credibile, nonostante l’aspetto glamour e l’eleganza innata, che lo faceva essere un simbolo dell’uomo sempre impeccabile, anche in dinner jacket, una delle divise più difficili per un uomo, che fanno sembrare la maggior parte dei camerieri a festa.
Inoltre, Sharif recitava in molte lingue, con un’inflessione perfetta in francese, molto buona in inglese, buona in spagnolo e in italiano.
Era un personaggio sempre alla ribalta, giocatore incallito e professionista al tavolo del bridge, sapeva affrontare i copioni con ottima tecnica, professionalità e leggerezza insieme. Era anche un uomo divertente, quando raccontava la sua vita lo faceva con autoironia e, gli ultimi vent’anni della vita, accanto a una compagna intelligente e colta come Andréa Ferréol, lo hanno fortificato.
Era anche un uomo che ama stare da solo, vivere in albergo, scegliere ogni sera una bottiglia di vino pregiato e finirla pensando e ragionando sull’esistenza.
A settant’anni fu insignito del César, l’Oscar del cinema francese, grazie alla sua interpretazione in Monsieur Ibrahim di François Dupeyron, dove dà vita a un turco che vive a Parigi e fa da precettore a un adolescente, Omar in questo ruolo è perfetto: tenero, dolce, paterno, comprensivo e inflessibile, un capolavoro.
Non dimentichiamolo, di Omar Sharif bisogna sempre parlarne al presente.
Linda Salucci
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