Ma c’era proprio bisogno di un altro giornale? Cosa avrà mai di così diverso dagli altri che popolano il panorama ormai fittissimo dei media?
FLIPMAGAZINE però è diverso dai soliti periodici, non è identificabile o riconducibile ad altre testate già esistenti; non tende a scimmiottare chi ha già un posto al sole nel mondo dei giornali.
Eppure, seppur nuovissimo, sembra già pronto a sfidare, come Davide contro Golia, le testate più conosciute. FLIPMAGAZINE lo fa, seguendo un proprio modus vivendi, nella gestione delle notizie, nello sguardo rivolto a 360°, come una finestra aperta sul mondo.
Il suo profilo è top level, gode di luce propria e di continue contaminazioni provenienti da osservatori internazionali, non privilegiati, ma semplicemente che si trovano sul campo a raccontare le vite reali di chi si confronta con gli avvenimenti che si susseguono senza sosta.
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Come supporto di Comunicazione, FlipMagazine propone:
una recensione – cronaca della mostra, che metta in evidenza i plus dell’evento, scritta da uno dei nostri giornalisti che si occupano di Arte
una recensione – descrizione del vostro locale scritto da uno dei nostri giornalisti che ormai da tempo gestiscono la rubrica “Il posto dove andare”
la presentazione in chiave giornalistica, con caratteristiche, peculiarità, pregi di un nuovo prodotto che l’azienda sta lanciando o ha appena messo sul mercato
Siamo partner che vogliono imporsi nel web attraverso affidabilità e serietà, che a loro volta, cerchiamo di offrire alle aziende o i centri pubblicitari che hanno bisogno di spazi pubblicitari per i propri clienti. Flipmagazine dispone di vari box dedicati ai banner, di varie dimensioni. Ecco i dettagli :
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L’Editoriale – di Mauro Pecchenino
Un Paese senza idee Il periodo difficile, difficilissimo, per il Mondo, continua. Virus, guerra, prezzi che volano, una fetenzìa. Lascia inoltre stupiti come in Italia, e non solo, la situazione generale sia mediocre.
A me stupisce la mancanza di idee, inventiva e creatività che colpisce l’Italia che, da sempre, sulle idee, ha costruito il suo domani.
La mentalità media è quella del posto fisso, a tutti i livelli, è sufficiente guardarsi intorno. Per esempio, nel mondo dello spettacolo, dove le idee dovrebbero circolare a mille. Invece, due progetti recentissimi, uno con l’attore di Maxibon in televisione e l’altro con l’attore che ha interpretato Buscetta al cinema, sono due remake. E accade nei quiz, negli show serali, tutto ricicciato. Non parliamo della cultura, dove le case editrici pubblicano solo roba sicura che arriva dalla televisione (con poche eccezioni, vedi Viola Ardone) e nelle università dove un sistema impiegatizio, a posto fisso, sullo stile del catasto, appiattisce tutto. Basti sentire quei pochi che cercano di andare in televisione e sparano solo cagate, su tutto. Ho a lungo frequentato le università a Milano, Roma e in altre città, come docente (libero e mantenendo sempre la mia attività di Consulente su e giù per l’Italia e il mondo) di una materia che non aveva impiegati interni qualificati, ma solo gente improvvisata da sistemare. E conosco molto bene il problema di base: chi fa l’impiegato docente interno nelle università non si confronta mai con l’esterno e rimane vecchio e superato, anche se giovane all’anagrafe. Ricordo il docente di una università milanese, per un periodo con tante iscrizioni, che passava il suo tempo in un triste ufficietto di formica e mandava gli assistenti a far lezione, impaurito da chiunque tentasse di dare un contributo. Oggi a 80 anni è ancora lì, della materia per la quale ha un contratto non ha imparato nulla e continua a esser solo sospettoso e superato, da ormai 40 anni. E l’università rimane un luogo più di ignoranza che di sapere. In Italia mancano le idee, la meritocrazia, la creatività e spesso il coraggio nel cercare il lavoro. Tutti si accontentano di posticini fissi e spesso a scadenza e il Paese ne risente: va avanti ignorante e attorcigliato su se stesso. I social media ne sono lo specchio più banale e visibile.
A presto. See you soon. A la prochaine.