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Feb 06, 2020 Arte & Musica, Cultura
Elena Mutinelli, la più talentuosa scultrice italiana, espone a Firenze alla Galleria ETRA – Studio Tommasi, venue ricco di storia e di afflato artistico attraverso i secoli, una settantina di sue opere.
E ancora una volta si conferma l’importanza degli spazi privati, per mettere in luce le realtà dell’arte dei nostri anni, fuori dal bailamme della maggior parte delle mostre pubbliche, spesso delle saghe del pesce fritto che, richiamano le folle, senza lasciare nessuna traccia.
In questo caso, grazie anche all’occhio attento della titolare e al rapporto nato tra la scultrice e la stessa Francesca Sacchi Tommasi, erede di una grande famiglia di artisti e deus ex machina dello Studio, si possono ammirare, sfiorare, deglutire le opere di questa straordinaria scultrice.
Elena Mutinelli da decenni lavora la materia in maniera totale, carnale, facendoci capire in senso generale la differenza tra fare all’amore e scopare. Mutinelli fa all’amore con il materiale che lavora, lo avvicina, lo accarezza, lo ammalia, lo manipola, lo prende, sempre con immenso amore, donandoci opere di potenza unica.
Visi che ci scrutano, che ridono e piangono, urlano, imprecano, corpi che si toccano con le mani che aiutano le braccia ad avvinghiarsi. Corpi che rivelano nella loro nudità la voglia di conoscersi, mani che sembrano artigli, teste che sembrano fari.
Ogni tanto un lampo di ironia, spesso un velo di tristezza, A tratti, in primo piano, arriva la follia, nella sua dimensione più misteriosa e spiazzante.
Mutinelli crea, plasma, fa, comunica, lavora e si vede la sua passione per ciò che fa, una passione totalizzante, un rapporto fisico tra idea, materia, e il suo creare.
Una mostra importante, che meriterebbe tanti occhi attenti, da varie parti del mondo.
Una mostra dal sapore internazionale, elegante, a tratti anche supponente.
Ci piace vedere insieme queste opere dell’artista milanese. Il nostro giornale la segue da molti anni e l’abbiamo vista nella sua crescita e evoluzione.
Una forza senza confini, ammantata da femminilità e un pizzico di vaghezza.
Un mélange incontenibile che porterà ancora tante esplosioni.
La mostra è a cura di Vittorio Sgarbi.
Mauro Pecchenino
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