Ultimo Aggiornamento lunedì 18 Marzo 2024, 6:56
Faenza
Niko Cineri, figlio d’arte di Silverio, grande chef che ha regalato a Faenza l’unica stella Michelin, ha reinventato il classico cappelletto romagnolo in una food experience di alto livello.
Niko, nel suo percorso internazionale enogastronomico che tocca
Inghilterra e Russia, approda a Monaco negli anni ’90, dove gestisce per 7 anni “Les Amoureux”.
A Faenza, sua città natale, rileva poi il ristorante di suo padre dove, sperimenta, testa, trasforma le materie prime, creando piatti unici e sorprendenti.
Oggi, come imprenditore, gestisce con successo, il suo nuovo Pasta shop ovvero il suo Laboratorio di idee enogastronomico.
Chiediamo a Niko cos’è il Cappelletto al contrario?
“Sono cappelletti o cappellacci di 50° grammi l’uno che sorprendono per forma e colori ma anche per i loro sapori e utilizzo in cucina. Nelle confezioni che vengono commercializzate, infatti, ci sono i burri lavorati e i formaggi da aggiungere a cottura ultimata”.
Perché cappelletto al contrario?
“Perché i sughi sono all’interno della pasta e il ripieno diventa sugo, per ogni cappelletto è stato studiato un design consapevole, un sapore speciale e un mix di ingredienti equilibrato. Le materie prime sono sempre fresche e servite da fornitori locali. Mora romagnola, tartufi bianchi, caviale, fois gras, vongole veraci, gambero rosso, fanno da protagonisti in queste creazioni che possiamo definire “gioielli della Romagna”.
Piatti speciali per le loro carni ineguagliabili, per sapore e stimolazione visiva: si mangiano con gli occhi.
Usa qualche additivo per le colorazioni?
“Le paste colorate vengono guardate sempre con sospetto ma essendo colorazioni fatte con essicazioni naturali di verdura e frutta, ci dice l’artista, ci permettono di introdurre integratori vegetali totalmente naturali e importanti alimenti in vista delle stagioni in arrivo. Il menù viene cambiato, infatti, otto volte in un anno”.
Ha pensato proprio a tutto Niko con la sua filosofia basata sulla purezza degli ingredienti e con la fantasia che è stata il filo conduttore della sua carriera.
Carla Aghito
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