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Feb 03, 2019 Attualità, Italia
Molti scrivono e parlano di recessione un po’ ovunque nel mondo. Pubblichiamo in 2 capitoli una riflessione di Sergio Bellucci, studioso di problematiche legate all’Economia
Siamo in recessione! I titoli si affastellano sui giornali componendo quasi un urlo. Si lanciano strali dalle televisioni o dai social, si invoca l’urgenza di scelte, ma tutto sembra scorrere in maniera ineluttabile e apparentemente scontata.
Il dibattito sulla politica economica (e quindi sulle scelte dei governi) spesso si avvolge dei temi della propaganda dei partiti e diviene quasi indistinguibile. Ma cosa nascondono le differenze esibite, urlate? A ben guardare, esistono realmente delle differenze di politica economica o rappresentano solo delle “leggerissime sfumature monocromatiche” di un unico spartito sempre uguale a se stesso?
Sono questi momenti di grande crisi, di grande trasformazione, quelli in cui le persone dovrebbero tornare a farsi delle domande di fondo e sospendere il quotidiano lasciarsi trascinare dalle opinioni degli esperti che riempiono le pagine dei giornali e i talk show televisivi.
Andrebbero rispedite al mittente, vigorosamente, le richieste che ci giungono, da ogni lato, di schierarci con questo o con quello, secondo uno schema che assomiglia di più a quello del tifo calcistico piuttosto che alla difesa dei nostri interessi ‘reali’, più o meno immediati.
Nei momenti di crisi, infatti, bisognerebbe avere il coraggio di tornare ai fondamentali, lasciarsi alle spalle le discussioni barocche e sostanzialmente inconcludenti. Serve, invece, comprendere bene dove portano le scelte che ci vengono sottoposte, quali sono gli interessi in gioco che sottostanno a delle scelte e quante partite differenti si sovrappongono nel determinare il quadro di cui si discute.
Per stare al nostro Paese, i partiti attualmente al governo, in particolare il partito del M5S, si affannano ad affermare che con la finanziaria di quest’anno saremmo in presenza di un cambio di politica economica.
I partiti all’opposizione gridano al disastro prossimo venturo. Gli uni affermano che la situazione sia drammatica per le scelte appena effettuate; gli altri che è tutta colpa di ciò che hanno prodotto i precedenti governi in decenni di scelte economiche.
Ma esistono differenze sostanziali tra le scelte economiche in Occidente? E, eventualmente, dove sono le novità? E cosa possiamo aspettarci per i prossimi mesi o anni?
Per prima cosa, dobbiamo partire da consapevolezze ‘scomode’.
Iniziamo affermando una cosa oscurata dal dibattito quotidiano: l’economia di mercato è fallita da molti decenni.
So perfettamente di suscitare immediata levata di scudi.
Può sembrare un’affermazione esagerata e fuori luogo nel nostro mondo. Ma se vogliamo parlare di soluzioni, dobbiamo aprire gli occhi e comprendere il mondo nel quale viviamo. Anche se tutta la comunicazione, la produzione culturale, il senso comune, sono elargiti a piene mani per continuare a diffondere l’illusione sulla base della quale lo schema economico della domanda-offerta sia l’unico schema possibile, per le attività umane, questo schema è sostanzialmente finito con la crisi del ’29.
Non è vero, infatti, che si possa giungere ad un livello di vita e di società accettabile – in termini di garanzia di lavoro, di approvvigionamento energetico e di materie prime, di capacità di garantire ai cittadini cose come una sanità accettabile, dei trasporti capillari, delle strutture formative, da quelle di base a quelle universitarie, accessibili a tutti, un livello di sicurezza sociale e di sicurezza d’ordine pubblico e così via – attraverso il meccanismo della libera intrapresa privata che offre servizi al cittadino-cliente al prezzo deciso dal meccanismo domanda-offerta.(Continua)
Sergio Bellucci
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