Ultimo Aggiornamento giovedì 14 Gennaio 2021, 4:55
Feb 03, 2019 Attualità, Italia
Il 2° capitolo della riflessione di Sergio Bellucci sulla Recessione economica
Con la crisi del 1929, infatti, imparammo che senza un intervento pubblico a sostenere la domanda, il sistema del libero mercato crollava su se stesso.
Nessuna economia, infatti, poteva ‘svilupparsi’ senza una capacità di spesa e un ruolo pubblico nell’indirizzarla. La politica, quindi, mutava il proprio indirizzo: dal confronto-scontro su diversi meccanismi di funzionamento sociale ed economico, divenne, progressivamente, uno degli assi strategici di funzionamento del solo sistema ‘possibile’. Cioè dell’unico sistema che il potere, che aveva già raggiunto una sorta di autonomia dagli andamenti ‘politici’, poteva consentire di mantenere in vita, finanziare e far vivere.
La storia umana entrò, al di là delle differenze esibite e di quelle gridate, dentro un periodo di omologazione dei sistemi che non era mai stato raggiunto prima.
Le differenze, quindi, si svilupparono intorno al modo in cui spendere i soldi pubblici. Immediatamente ci si accorse che per far funzionare il sistema, inoltre, non erano neanche sufficienti tutti i soldi delle tasse pagate, ma serviva prendere in prestito, dal futuro, dei soldi. Soldi che lo Stato, a partire da quei momenti, iniziò a privarsi del diritto di stampare, affidando tale privilegio a soggetti privati che poi avrebbero ‘prestato’ quei soldi allo Stato stesso.
Cioè, generando una spirale di debito che, anche dal punto di vista matematico, non è possibile ripagare.
Intorno a come spendere i soldi pubblici si separarono subito due differenti visioni. Da un lato c’era chi sosteneva che per garantire lo ‘sviluppo’ delle attività lo Stato dovesse fare due cose.
Come prima cosa, investire in infrastrutture ‘strategiche’ necessarie alle imprese (e in maniera indiretta alle persone) per facilitare la loro capacità produttiva e distributiva (aumentando la ‘salute’ delle imprese, cioè i profitti, e di conseguenza in aumento di posti di lavoro) e, in secondo luogo, creare si un modello di welfare, ma compatibile con la possibilità di far dispiegare al libero mercato anche i servizi alla collettività.
L’altra impostazione, invece, indicava oltre alla creazione di infrastrutture necessarie allo sviluppo dei mercati, la creazione di un welfare pubblico in grado di liberare la maggior parte delle risorse che derivavano dal lavoro per aumentare la capacità di spesa delle persone e delle famiglie. L’idea di questa seconda opzione era che solo aumentando la capacità di spesa delle persone sarebbe aumentata la domanda di merci e questa avrebbe indotto un aumento delle vendite e, quindi, un rafforzamento delle imprese con il conseguente aumento dell’occupazione. Anche a questo scopo si affermò l’idea di una pensione ‘dignitosa’. Una sorta di meccanismo di anticipazione delle risorse dal futuro, per poter garantire il funzionamento di una economia di mercato che non sarebbe stata in grado, da sola, di trovare degli equilibri generali e sociali.
Decenni di conflitti sociali potrebbero essere racchiusi in un quesito semplice: i soldi pubblici devono andare alle imprese per migliorare i loro bilanci (e in seconda battuta, ma non obbligatoriamente, in profitti e posti di lavoro) o vanno garantiti alle persone per farle consumare generando la domanda e garantendo il ciclo economico? Insomma, è nato prima l’uovo o la gallina?
A seconda di come si risponde a tale quesito ci si può collocare nello schema politico novecentesco. I conflitti tra destra e sinistra all’interno dei sistemi occidentali nel dopoguerra, infatti, si sono svolti abbondantemente dentro questo ben definito recinto.
Quale era l’impostazione della destra? Quale era quella della sinistra? Forse potete immaginarlo. Più curioso è vedere, con questa lente, il dibattito e le affermazioni degli esponenti politici che riempiono le nostre trasmissioni e gli editorialisti dei quotidiani.
Provate a ricostruire la mappa da soli, troverete dei risultati sorprendenti.
E voi. Dove vi collocate? Siete certi della solidità della vostra scelta?
Sergio Bellucci
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