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Giu 30, 2017 Attualità, Italia
La Rai ha presentato a Milano la prossima stagione e val la pena fare qualche breve ragionamento.
Prima di tutto, non dimentichiamo che si tratta di servizio pubblico, con pagamento di relativo canone. Ci si aspetterebbero pertanto palinsesti vivaci, con una giusta miscela di tradizione e innovazione. Non vorremmo vedere litigi da cortile e la solita politica presente. E almeno un briciolo di meritocrazia, aspetto ignorato del tutto.
Nella realtà, questi ultimi aspetti mancano del tutto e salta subito agli occhi.
Sempre la solita sbobba, con qualche buona fiction, come il solito Montalbano e qualche idea buona, purtroppo isolata, come è stata di recente la serie Non uccidere.
Per il resto le solite facce, che magari passano sempre uguali, da una rete all’altra.
Programmi che vanno avanti da decenni, senza un guizzo, come Porta a porta (molto meglio il dinamico Petrolio, con l’imparziale e professionale Duilio Giammaria), Che tempo che fa, Domenica in e molti altri.
A nostro parere, mancano totalmente le idee e gli autori. Non si cambia nulla o si scimmiottano format stranieri. Tutto già visto. Ci propinano Fazio sulla prima rete (a proposito non basterebbe una sola rete Rai?) che da venticinque anni, con lo stesso fare da sacrestano, fa lo stesso programma e da una quindicina in coppia con Litizzetto, con l sue battutine da dopolavoro ferroviario, che non fanno ridere. Tutto ricicciato, con cachet troppo alti per roba rifritta. Inoltre, con la scusa che tutto è ripagato dalla raccolta pubblicitaria, facendo finta di dimenticare che questo discorso vale per le televisioni commerciali, non per il benedetto servizio pubblico.
E sapete la novità? Il ritorno di Benigni, un altro che non diverte e fa sempre le stesse mossette e scempiaggini da trent’anni. Un signore che non ha un’idea nuova dai tempi de La vita è bella.
Signori e signore buonanotte.
Pietro Fabbri di Pietrarubbia
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