Ultimo Aggiornamento domenica 17 Gennaio 2021, 7:36
Gen 14, 2021 Attualità, World Wide
Social network e politica sono ritornati, a livello internazionale, alla ribalta con la censura ai Tweet di Donald Trump, dopo la sconfitta con Joe Biden.
La traslazione delle forme relazionali, sviluppata dalla estensione digitale dei propri sensi e la potenziale connessione con il resto dell’umanità, oltre ad essere una illusione, rappresenta un sedimento complesso da maneggiare. Le implicazioni soggettive che la realtà dei social sovrappone alla vita reale, infatti, produce processi illusori ai quali è complesso rispondere con la logica binaria dei social stessi: like o unlike.
L’innervarsi di strutture sociali così diffuse e pervasive ha prodotto cambiamenti che attraversano classi sociali, generazioni, identità nazionali o locali, ideologie o credenze spirituali. Il senso della partecipazione ai processi comunicativi e sociali di massa e la possibilità di innescare fenomeni in grado di uscire dai confini digitali e riversarsi nelle piazze e nella materialità della vita reale, si somma all’illusoria percezione che la potenza teorica del mezzo si dispieghi nella reale capacità del singolo.
Molti sono portati a credere che il rapporto comunicativo sia realmente bidirezionale e paritario ma così non è e la concreta forma dei flussi di comunicazione “industrializzati” (che poggia sul binomio credenze-aspettative che spesso il livello del consumo garantito dal ciclo economico non riesce più a soddisfare) è in mano a strutture potentissime che sono in grado di indirizzare il “senso” della percezione degli avvenimenti e, spesso, anche a inventarlo di sana pianta.
Pochi sanno che scrivere su Facebook o su Twitter, Istagram, Tik Tok, ecc, non equivale a ‘dirlo al mondo’. Il post pubblicato verrà letto da una manciata di persone, ma saranno le strutture industrializzate ad utilizzare quella nostra ramificazione per indurci a comunicare ad essa “proprio il messaggio che ci ha fatto vedere indirizzandolo sulla nostra pagina e che noi condividiamo tanto proprio nella sua essenza”. Sono vere e proprie ‘info-bolle’ o ‘bolle di senso’ entro le quali siamo relegati peggio che in una prigione senza sbarre che ci illude di essere nel mare aperto. La realtà del funzionamento è ancora più complessa e preoccupante ma non serve per questo ragionamento.
Dal fenomeno Cambridge Analitica in poi l’arcano è svelato e la potenza della generazione dei flussi informativi ‘industrializzati’, percepiti e strutturati come se fossero messaggi di semplici cittadini che sanno, ha già svelato la propria potenza nella stagione che fu chiamata la primavera araba. A distanza di un decennio quelle stesse forme e la potenza dei flussi social si schianta sui meccanismi democratici e difficilmente si potrà tornare indietro se non con un cambiamento radicale della stessa forma dei social.
Fenomeni come QAnon sono i figli di un “processo industrializzato di costruzione del senso” portato alle estreme conseguenze e che sta arrivando a trasformare la stessa sfera del politico. Se potessimo seguire a ritroso i fili decisionali che hanno portato a costruire questi flussi di comunicazione e le decisioni sui contenuti da veicolare, probabilmente scopriremo che chi aveva paura di essere scoperto di aver mangiato ‘la cioccolata’, ha messo in piedi una macchina poderosa per accusare gli altri di aver mangiato la cioccolata e provare a mettersi a capo della rivolta di chi la cioccolata non l’ha mai mangiata o non se la può più permettere. Si potrebbero fare degli esempi esplicativi non solo nel campo politico ma anche religioso a partire dallo scontro all’interno del Vaticano. (Continua…)
Sergio Bellucci
Scrittore – Giornalista
Direttore Collana ‘La Transizione’
Harpo Editore (Roma)
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