Ultimo Aggiornamento domenica 26 Giugno 2022, 3:19
Mag 31, 2022 Lifestyle, Società
Nel 1987 Murialdi è segretario generale del Laboratorio per la Comunicazione Economica e Finanziaria dell’Università Bocconi. Nel biennio 1993 – 1994 è membro del Consiglio di Amministratore della RAI – TV. Poi collabora con diversi giornali, tra i quali, Il Secolo XIX e Panorama.
Non aveva mai voluto scrivere un libro sulla sua personale e travagliata esperienza durante la lotta di Liberazione fino al 2001, quando compone “La traversata: Settembre 1943 – Dicembre 1945”, edito da Il Mulino. Dopo tanti anni di distanza, sente l’esigenza di scrivere sulla Resistenza, perché così può raccontare e analizzare quel periodo in modo sereno, distaccato, non condizionato dalle reazioni immediate del dopoguerra. Il libro è un appassionante racconto autobiografico e storico, che rifugge dalla retorica e dal trionfalistico. Un libro che supera visioni contrapposte ed estreme e che evidenzia i valori della lotta partigiana in modo chiaro, asciutto e concreto. E’ uno scritto, soprattutto, rivolto alle giovani generazioni, dove vibrano i ricordi ed i valori trasmessi dalla lotta partigiana e dove emerge l’effettivo contributo politico dato dai combattenti per costruire l’avvenire di un’Italia libera, unita e democratica.
Nel libro Murialdi racconta quel periodo, da quando l’ha reclutato nelle file della Resistenza Italo Pietra, fino al suo ingresso nella Milano liberata, città nella quale, poi, ha sempre vissuto.
Tra le sue numerosissime pubblicazioni ricordiamo: La stampa italiana del dopoguerra 1943 – 1972 (1974), volume più volte pubblicato; Come si legge un giornale (1975); La stampa del regime fascista (1986); Storia del giornalismo italiano (1986); Maledetti professori (1994); La stampa italiana dalla Liberazione alla crisi di fine secolo (1995); La stampa italiana del neo capitalismo (1980); Il giornale (1998); La traversata: settembre 1943 – dicembre 1945 (2001).
Nel 2016 l’Ordine dei giornalisti, la FNSI, la Casagit e l’INPGI hanno costituito la “Fondazione per il giornalismo Paolo Murialdi” con lo scopo di raccogliere la documentazione del giornalista. Si tratta delle carte di lavoro di Murialdi: corrispondenza, bozze, relazioni, appunti e ritagli – stampa, oltre a parte della sua biblioteca ed emeroteca, costituita da volumi sui temi di maggior interesse per Murialdi, in particolare libri di storia del giornalismo, etica della professione, rapporto tra media e potere.
Ho conosciuto Paolo Murialdi nel 1976. Stavo organizzando, al castello Visconteo di Pavia, un convegno nazionale sulla libertà d’informazione e sul pluralismo degli organi di comunicazione. Era un periodo dove si stavano affermando molte radio locali (private o libere com’erano allora definite) ed iniziavano ad aver successo le prime televisioni private o consorziate. Stava finendo il monopolio detenuto fino ad allora dalla RAI TV. A tal proposito, avevo già ottenuto la presenza di Gianpaolo Pansa che, tra l‘altro, possedeva una casetta sulle colline del casteggiano, nell’Oltrepò Pavese. Avevo invitato al convegno l’amico Alberto La Volpe, allora condirettore della Terza Rete Rai. Nella mattinata, La Volpe aveva partecipato ad un dibattito nella sede di Radioltrepò, un’emittente lombarda dove ero direttore. Mi aveva assicurato la presenza al convegno anche di Barberis, inviato dell’Avanti!. Ma volevo anche una relazione tenuta da un vero esperto di storia del giornalismo ed allora ho telefonato a Paolo Murialdi, che ha subito accettato l’invito. E’ stato un convegno di grande interesse, vivace, con punte polemiche espresse da esponenti dei giornali e della stampa locale, alla presenza di moltissimi cittadini. Murialdi ha mostrato la sua vasta conoscenza del problema in questione e del giornalismo in generale ed aveva affermato, tra l’altro, che l’avvento delle emittenti private radiofoniche e televisive doveva essere salutato come fecondo allargamento del pluralismo dell’informazione, a patto che vi fosse stata una buona regolamentazione del settore, che ne impedisse le forti concentrazioni, oltre ad una piena ed efficace formazione degli operatori.
Alla fine del dibattito, mi sono intrattenuto a lungo con Murialdi che voleva conoscermi. Quando gli ho riferito, tra le altre cose, che ero sindaco del Comune di Santa Giuletta, il suo viso si è illuminato, dicendomi di avere una cara amica, una compagna partigiana, Dina Croce, originaria proprio di Santa Giuletta. Dina Croce, nota staffetta partigiana, aveva fatto la spola, in bicicletta, tra Milano e le montagne dell’Oltrepò Pavese per portare e riportare messaggi ai capi della Resistenza. Questo percorso avveniva almeno una volta la settimana. Era un percorso di oltre cento chilometri, tra andata e ritorno. Un libro, scritto da Marina Trazi, parla della sua vicenda (“Dina racconta – Storia di una staffetta partigiana in Oltrepò”). Ho riferito poi a Dina dell’incontro con Murialdi e l’ho trovata emozionata. Mi ha confidato, non solo di essere stata amica di Murialdi, ma che egli era stato il vero amore della sua vita. Nei fine settimana, quando Dina tornava da Milano al mio paese, mi raccontava spesso la sua esperienza partigiana. Un giorno mi aveva detto che intendeva sposare Murialdi, ma lui le aveva proposto una libera convivenza, cosa non accettata da Dina. Murialdi si sarebbe poi sposato solo in tarda età con la triestina Cristina Janesich.
In occasione della pubblicazione del suo libro La traversata, ho invitato Murialdi alla presentazione dell’opera in diversi comuni della provincia di Pavia. Ho tante belle dediche che mi ha scritto donandomi copie del libro. Poi l’ho invitato a presentarlo nel mio comune, nell’auditorium della scuola media, pieno di tante persone, venute anche dal territorio circostante. Alla fine della presentazione ho fatto incontrare Dina e la moglie di Murialdi, Cristina. Le due donne, pur non essendosi mai incontrate personalmente, avevano mantenuto una spiccata avversione reciproca. Davanti a me, si sono strette in un abbraccio che ha risolto, finalmente, la questione. Anche per questo Paolo Murialdi ha voluto aggiungere un’altra dedica ed un nuovo ringraziamento.
Carlo Bolognesi
Sociologo
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