Ultimo Aggiornamento lunedì 30 Gennaio 2023, 7:22
Ott 10, 2022 Cultura, Teatro & Cinema
A nostro parere si scrive e parla troppo poco di Umberto Eco.
Lui è stato un grande studioso, una mente fertile e poliedrica, l’unico italiano a vendere con i suoi libri milioni di copie in tutto il mondo e, sui nostri media, anche importanti, si dà spazio a tanti minus habens e ai cosiddetti influencer, anche se poi all’atto pratico (vedi alle ultime politiche) hanno un peso limitatissimo su lettori e pubblico.
Eco è stato un uomo di intelletto talmente poliedrico che sembra nato sulla luna.
Ho sempre scritto di lui con discrezione, ma con il passare degli anni la conoscenza che me lo faceva sentire vicino si intensifica in me sempre di più.
Conobbi il Maestro a metà degli anni Novanta, tramite Ghigo Roggero, all’epoca il più autorevole Consulente italiano di Comunicazione d’Impresa, a livello nazionale e internazionale. Avevo condiviso con lui un saggio sulle Relazioni pubbliche e facemmo omaggio del libro a Eco. Lui, dopo qualche tempo telefonò a Roggero, dicendo che eravamo riusciti a modernizzare la materia che nel frattempo era entrata all’università.
Lo rividi un paio di volte in occasione di presentazioni pubbliche, dove lui, ovviamente era sempre la star attesa da tutti.
Poi, nel 2005 commentò in maniera positiva un mio saggio sulla famiglia, pubblicato da Rizzoli, di cui avevo parlato anche in una trasmissione televisiva condotta da Maurizio Costanzo.
Devo aggiungere che avevamo una cosa in comune, una terra, il Montefeltro, che ci faceva trascorrere un po’ di tempo da quelle parti.
Eco aveva acquistato un edificio di importanti vestigia a Montecerignone, io mi recavo d’estate a Pietrarubbia, pochi Km di distanza, paese natale della famiglia di mia madre Giuseppina. Entrambi amavamo molto il Montefeltro, io più volte ne ho scritto sui giornali e a questa terra dedicai un mio racconto che vinse un premio a Roma.
Lo cercai a Montecerignone e dopo un paio di tentativi, lo trovai e, da quella volta, ci siamo visti abbastanza spesso. Gli feci leggere il mio racconto e gli piacque molto. Dato che oltre ai saggi, che vendevano molto bene e che continuavano a chiedermi, avevo scritto due romanzi, glieli feci leggere. Uno lo trovò discreto, l’altro (una storia in mezzo al terrorismo, a Londra) lo colpì in maniera molto positiva. Con generosità mi disse che trovava il romanzo molto bello, drammatico e coinvolgente allo stesso tempo. Nel 2015 avendo sviluppato il progetto di una nuova casa editrice, La Nave di Teseo, con Elisabetta Sgarbi, Umberto Veronesi e altri scrittori, mi disse che l’avrebbe proposto alla Casa.
Eco da qualche tempo era già malato e la sua salute andò peggiorando e pochi mesi dopo ci lasciò.
Da pochi anni ho lasciato la scrittura di saggi e ho pubblicato due romanzi e ogni tanto mi viene da pensare al romanzo che tanto era piaciuto a Eco e che è ancora inedito.
Ma poi penso alle nostre chiacchierate nel Montefeltro, a qualche bicchiere di vino bevuto insieme a Montecerignone, a qualche fumata rilassante e mi ritengo molto fortunato di aver conosciuto una delle menti più brillanti del mondo culturale di tutti i tempi.
Mauro Pecchenino
Direttore responsabile
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