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Apr 10, 2018 Arte & Musica, Cultura
Milano
Il disegno si fa poco definito, sembra quasi svanire in tutta la sua precisione rigorosa, dando spazio invece al colore che si impadronisce della tela e assale lo sguardo. Le pennellate donano una luce inusuale a paesaggi, naturali e metropolitani, ritratti e still life e tratteggiano la forte soggettività dell’artista. È questo l’assaggio dell’imperdibile carrellata al Palazzo Reale di Milano della mostra “Impressionismo e avanguardie” prevista fino al 2 settembre e promossa da Comune di Milano-Cultura e MondoMostreSkira. Nelle nove sale viscontee del palazzo allestite con affascinanti installazioni, si scoprono 50 capolavori provenienti da uno dei più autorevoli e storici musei americani: il Philadelphia Museum of Art.
Più di 240.000 opere rappresentative di oltre duemila anni di produzione artistica sono ospitate dal museo di Philly (per dirla all’americana), un vero e proprio concentrato di cultura e arte che dal 1876, anno della sua fondazione, dà spazio non solo alla creatività di provenienza tipicamente europea, ma anche visibilità e prestigio a grandi collezionisti americani che, sin dal suo esordio, hanno sostenuto il museo negli anni.
Ma, in questa “trasferta milanese lunga sei mesi!”, come l’ha definita Massimo Vitta Zelman durante la conferenza stampa, il museo di Filadelfia offre ai visitatori l’opportunità di degustare l’arte di autori del calibro di Degas, con le sue eleganti e intramontabili ballerine, Monet, Pissarro e Sisley con l’esplosione dei loro luminosi paesaggi dipinti en plein air, insieme a Renoir e Utrillo, con scenari urbani, a tratti spettrali, a tratti così vivaci da riuscire a farne percepire persino i rumori o i movimenti della gente per le strade. Un’immersione nei ritratti – immancabili per l’epoca – di Cézanne, intensi e ipnotici, quelli invece più composti di Manet, oppure quelli più strutturati e solenni di Renoir. Interessante e inaspettato il faccia a faccia di Van Gogh e Gauguin proposto dai curatori, con una breve rassegna dei loro dipinti ispirati ai soggetti della famiglia del loro postino in Provenza, ma interpretati su tela in modo completamente differente da ciascuno dei due.
Questa importante collettiva proposta dal Palazzo Reale, però, accompagna i visitatori anche oltre l’impressionismo: il viaggio, infatti, prosegue attraverso le sperimentazioni e le avanguardie successive, con l’espressionismo, il cubismo, il surrealismo e l’astrattismo. Ed è la volta, così, di Kandinsky, Paul Klee con la sua monocromatica immaginazione, Chagall in tutta la sua romantica e scomposta poesia, oppure del potente e visionario Picasso, fino a Mirò e Dalì con il loro sfacciato simbolismo, apparentemente senza senso.
Un appuntamento con l’arte che, percorrendo una linea del tempo dal 1867 al 1967, aziona un ingranaggio narrativo fluido e piacevole, mostrando opere riconoscibili anche senza averle mai viste. Una mostra che diventa lente d’ingrandimento su movimenti artistici così famosi che alla fine si finisce per non conoscerli davvero ed è per questa ragione che ve la consigliamo.
Eleonora Dafne Arnese
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