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Dic 24, 2017 Cultura, Teatro & Cinema
Roma
Filippo Dini dirige al Teatro Eliseo, La Guerra dei Roses con mano ferma, grande padronanza della scena e senso del ritmo.
Lo spettacolo è avvincente e coinvolgente, sempre in bilico tra ironia e dramma. Tratto da un romanzo e poi da un adattamento teatrale di Warren Adler è già stato un buon film con una notevole Kathleen Turner.
La storia è nota: due giovani si conoscono, si sposano e per oltre un decennio vivono insieme, con apparente amore e armonia. Lui è un ambizioso avvocato, un po’ sciocco e vanesio, tutto sport e Ferrari. Lei è una donna semplice, non molto sveglia, che si adatta ad una situazione di benessere materiale che la fa vivere bene.
Un giorno si sveglia e, come molto spesso accade nelle coppie, tutto precipita, qui in una guerra senza esclusione di colpi.
La pièce è molto attuale e rispecchia gli andamenti nelle coppie. L’uomo tira avanti chiudendo un po’ di occhi, ma rimanendo ancorato ad un porto che crede sicuro. La donna sta quieta per anni, poi esplode e tutto le risulta negativo, brutto, insopportabile.
Il lavoro diretto da Dini gode di una scenografia, di Laura Benzi, molto bella e funzionale: rappresenta la lussuosa casa/prigione dei due, posto di apparente amore e di palese odio.
In scena quattro attori: il migliore è Massimo Cagnina, perfido e furbastro, disegna da grande caratteristica la figura dell’avvocato che abbindola il cliente. Ambra Angiolini ha trovato questa volta un ruolo giusto. Fuori parte in un recente lavoro di Pinter, riesce meglio quando interpreta ruoli di donne non per forza seducenti e migliora ancora quando può andare sopra le righe. Matteo Cremon è un protagonista in parte, con una importante presenza scenica, una bella dizione e sa rendere bene un uomo vanesio, che pensa quasi esclusivamente alla posizione sociale. Completa il cast la versatile Emanuela Guaiana.
Uno spettacolo da vedere.
Mauro Pecchenino
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