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Ago 16, 2017 Cultura, Teatro & Cinema
Un frame di Vicky Cristina Barcelona
Passano gli anni ma Woody Allen rimane un punto di riferimento reale per la cultura cinematografica mondiale, in particolare europea.
Il regista, attore e musicista newyorkese (piacevoli i suoi concerti, prima al Michael’s Pub e poi al Café Carlyle a NYC) è stato molto spesso criticato, in particolare dai critici Usa. Ogni tanto recitano il de profundis artistico per una carriera che, invece, ha impennate che neppure un quarantenne di talento (e gente di talento in giro per il mondo ce ne è pochissima) saprebbe avere.
Allen è un artista fin dal profondo del cervello e dello spirito. Crea, muove i sentimenti e le opinioni e non ha molti eguali, a parte Federico Fellini, Roberto Rosellini e pochi altri.
Ogni suo film è argomento di discussione, non lascia mai indifferenti, scuote le menti anche più intorpidite, anche quello spesso rincoglionite dalla Rete.
Le sue tematiche sono sempre le stesse. È vero. L’amore, i rapporti di coppia, i dubbi dell’esistenza, le difficoltà a trovare soluzioni, però ogni volta, anche se torna sugli stessi argomenti, lo fa con un po’ di originalità e una verve che non sono comuni.
Quando accusano Allen di ripetitività, ci viene da pensare a certo cinema italiano, ma anche europeo e americano, dove c’è, realmente, una serialità ripetitiva, che è solo monotonia e mancanza di idee.
Allen invece ribadisce i suoi pensieri, ma cambia in continuazione i contesti, le situazioni, gli scenari e le atmosfere, rimanendo in ogni modo originale e creativo.
Dopo la sua adorata Manhattan (e come dargli torto?) gira a Londra, Barcellona, Parigi e rimane coinvolgente e autore, anche se con qualche discontinuità.
Qualche film lo sbaglia, come il sopravvalutato Midnight in Paris, calligrafico e chiuso in se stesso.
Poi, certo, gira nel 2012 una stronzata come From Rome to love, già vecchio e superato negli anni Ottanta e giù a criticarlo e a dire che è finito. Invece ha girato solo un brutto film, sbagliato, facendosi abbindolare dai soliti cliché americani nei confronti dell’Italia, che neppure un uomo intelligente come Woody è riuscito a elaborare.
Ma di fronte a un brutto film, come non vedere e rivedere: Io & Annie, Manhattan, Zelig, Hannah e le sue sorelle, Tutti dicono I love you, Match point, Vicky Cristina Barcelona, Blue Jasmine, Cafè society, dove a volte dimostra di essere anche un attore niente male.
Mauro Pecchenino
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