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Feb 03, 2021 Lifestyle, Società
Monsignor Lozza, mentre mi parlava di questo episodio, mi raccontava di essere stato protagonista, insieme ad altri esponenti diplomatici del Vaticano, nella preparazione dell’incontro segreto tra Papa Giovanni ed il genero di Kruscev, Alexej Adjubei, direttore di ”Izvestija”, organo ufficiale del governo sovietico, accompagnato dalla moglie Rada, figlia del capo sovietico dell’Urss. Fu un incontro fondamentale, che avviò lo storico disgelo del Vaticano nei confronti dell’Unione Sovietica.
Nel giugno 2000 lo avevo invitato ad una conferenza sul tema del Giubileo, presso il Rotary Club Oltrepò, di cui ero Presidente. Alla fine dell’incontro, i soci del Club avevano proposto a Mons. Lozza di guidarci alla visita di Roma e delle Quattro Basiliche del Papa: San Pietro, Santa Maria Maggiore, San Giovanni in Laterano, San Paolo Fuori le Mura. Dopo pochi giorni, ho organizzato, insieme al Monsignore, la visita alla città di Roma e alle quattro Chiese, dove il prelato aveva illustrato minuziosamente le rappresentazioni storiche ed artistiche presenti, con il racconto intriso di varie ed inedite curiosità, alcune delle quali spiccatamente di carattere laico.
Durante la visita avevamo chiesto se fosse stato possibile incontrare il Papa. Monsignor Lozza si era subito messo in contatto con il responsabile del Giubileo, Monsignor Sepe, ottenendo di farci ricevere dal Papa, nel giro di poche ore, mentre, solitamente, le varie udienze venivano programmate almeno sei mesi prima. Ottenuto il consenso, siamo stati ricevuti da Giovanni Paolo II in udienza privata, nella sala Clementina, dove avvengono gli incontri ufficiali con vari gruppi, con i diplomatici e con gli statisti dei vari paesi del mondo. In quest’occasione, come capo del Club, ho avuto il privilegio di poter colloquiare con il Papa per alcuni minuti.
Monsignor Lozza ha voluto cresimare mia figlia Michela e poi battezzare mio figlio Davide, con l’acqua del Giordano, portata dall’amica veggente Angela Volpini, reduce da un viaggio in Terrasanta.
Nei nostri lunghi e articolati incontri mi aveva raccontato di un suo intervento al Tribunale di Como, in difesa del Generale Renzo Montagna, l’ultimo capo della Polizia della Repubblica fascista di Salò. Il general Montagna, anch’egli originario di Santa Giuletta, negli anni Venti del Novecento, aveva destituito il Sindaco di allora, Dorino Lozza, che presiedeva una Giunta comunale composta da liberali e da socialisti, per nominare un podestà di sua fiducia. Dorino Lozza, padre del Monsignore, esponente di spicco nel territorio oltrepadano, aveva resistito, sfidando il generale della milizia fascista in una nota località del paese, ma il generale non accettò la sfida. Nonostante questi precedenti familiari, monsignor Lozza si presentò in Tribunale di Como in difesa del generale fascista, che fu assolto dalle accuse contestategli.
Una sera mi trovavo a cena con il cardinal Ersilio Tonini che, dopo una seguitissima conferenza, aveva chiacchierato con me su tante questioni e sui caratteri dei vari personaggi da lui incontrati. Saputo che ero di Santa Giuletta, mi aveva detto di conoscere bene l’amico monsignor Lozza, di aver frequentato insieme l’Università Gregoriana, dove il Monsignore era sempre l’animatore del gruppo di amici, il personaggio che riusciva a creare sempre allegria, con le sue battute, le sue facezie, anche nei momenti più difficili del loro percorso universitario e spirituale.
Lo avevo incontrato a Roma nel novembre 2004. In quest’occasione avevamo progettato, tra l’altro, di promuovere i prodotti tipici dell’Oltrepò Pavese nella capitale. Ci eravamo poi scambiati gli auguri di Natale, ma dopo pochi giorni ho appreso della sua morte. Si sono svolti solenni funerali a Roma e poi nella Chiesa parrocchiale di Santa Giuletta, alla presenza di vari esponenti della segreteria di Stato Vaticana e di un consistente numero di cittadini.
Conoscendo la mia ultratrentennale amicizia, i parroci ed il Vescovo della Diocesi di Tortona mi avevano invitato a tenere il discorso di suffragio. Con la voce, a volte emozionata, ho ripercorso la vita, le idee, le esperienze, le nostre approfondite discussioni, i tanti ricordi di questo straordinario personaggio ed anche le amicizie, le sue autoironie, lo spirito di tolleranza che lo contrassegnava, la sensibilità sempre dimostrata verso tutti i problemi sociali ed il suo essere uomo libero, fuori dagli schemi e dal conformismo.
Carlo Bolognesi
Sociologo
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