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Giu 04, 2019 Cultura, Teatro & Cinema
Mario Incudine in scena – Foto da NCMedia
Al Teatro dell’Elfo di Milano dal 10 al 14 giugno andrà in scena lo spettacolo scritto da Sabrina Petyx, per la regia di Giuseppe Cutino e Moni Ovadia: “Mimì – Da sud a sud sulle note di Domenico Modugno” di e con Mario Incudine. L’artista-cantastorie siciliano sta girando l’Italia con la sua band, ma ha trovato il tempo di concedersi a FlipMagazine per qualche domanda.
Chi è Mimì?
Mimì è il “primo” Domenico Modugno, quello che negli anni ’50 partiva da Polignano a Mare per conquistare un posto nel mondo dell’arte; ma è anche Mario Incudine, un giovane artista dell’entroterra siciliana anche lui alla ricerca di un posto in questo mondo nel 2000. L’idea dello spettacolo è quella di sovrapporre le due figure, la storia mia e quella di Modugno. In realtà, Mimì rappresenta tutti i giovani che sognano di fare cose belle, un sogno che non è vincolato ad un tempo storico preciso.
Il titolo dello spettacolo sembra evocare un viaggio, da sud a sud. Verrebbe da chiedere: passando per?
Lo spettacolo racconta il viaggio di Modugno dalla Puglia alla Sicilia, passando per…l’idioma, il dialetto. Alla ricerca del successo, Modugno si era finto siciliano, seguendo il consiglio di Frank Sinatra, che riteneva la Sicilia mediaticamente più forte della Puglia. La Sicilia è sicuramente difficile e controversa, ma è anche una terra magica, magnifica e già allora era conosciutissima in tutto il mondo. Tolstoj diceva: “Racconta il tuo villaggio e racconterai del mondo”; allo stesso modo Mister Volare è dovuto andare più a sud del suo sud per poi diventare internazionale. È riuscito a sembrare perfettamente siciliano grazie all’assonanza del dialetto salentino con quello nostro. Modugno sosteneva – e io ne sono sempre più convinto – che la nostra lingua sia il dialetto; anzi, l’Italia riesce a essere unita proprio nella varietà dei dialetti.
Abbiamo ricordato che Frank Sinatra ebbe modo di dire a Domenico Modugno: “Fingiti siciliano e conquisterai il mondo!”; così è stato. Lei è davvero siciliano, la sua arte è made in Sicily; quanto è convincente in termini di “sicilianità” la musica di Modugno?
Molto convincente! Grazie al suo sguardo disincantato, ha raccontato la Sicilia meglio dei siciliani, senza mistificazioni e senza retorica; è stato anche capace di rappresentare una terra immaginifica, affascinante e fiabesca, ma in maniera molto più realistica di quanto abbiano fatto la filmografia e la letteratura negli anni successivi. Lui spesso faceva ricorso in maniera favolistica ad animali per raccontare la realtà. Penso ad esempio alla passionale storia d’amore di U pisci spada, che preferì morire seguendo la sua femmina arpionata, oppure al Cavaddu cecu de la minera che in realtà voleva essere una denuncia dello sfruttamento dei minatori in quel tempo.
Sta portando in giro questo spettacolo già da qualche tempo, registrando enormi successi. Perché piace così tanto?
Perché fa vedere un Modugno inedito. Il pubblico si innamora di quest’uomo che aveva in testa una tempesta di idee e che non si fermava davanti a nulla pur di farle esplodere. Nello spettacolo, la sua inquietudine viene espressa in una frase: “Ogni no che sentivo per me era sì, quattro volte sì: sì, sì, sì e sì”. Grazie alla sua ostinazione è stato precursore di una serie di mode. È stato lui a sperimentare il teatro-canzone, a portare sul palcoscenico la pizzica già negli anni ‘50, a porre le basi per il musical all’italiana, ma soprattutto a innovare la musica d’autore. Nel blu dipinto di blu, che tutti conoscono come Volare, è una canzone che comincia con una nota che si ripete nove volte: quella è stata una rivoluzione strutturale per il cantautorato. Il pubblico s’innamora di una storia che rappresenta uno spaccato dell’Italia del dopoguerra, che risorge dalle ceneri e ricomincia a Volare.
E noi immaginiamo Domenico Modugno che guarda Mario Incudine e tutti i Mimì del mondo, spalanca le braccia e dice: sì, sì, sì e sì!
Angelina Marcelli
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