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Feb 19, 2017 Attualità, Italia
FlipMagazine ha sempre considerato i programmi di Maria De Filippi autentiche boiate, a parte Amici, un talent show come altri, più sponsorizzato e quindi con più mezzi.
Poi la signora è andata a Sanremo e abbiamo letto dei vasti ascolti e quasi tutti i media hanno fatto intuire che il merito era suo, mettendo in ombra il prezzemolo e monotono Conti, che l’ha scelta.
Siamo convinti che la rete crei e distrugga giornalmente piccoli fenomeni di piccolo costume, senza talento e senza storia. Però la realtà, tutta italiana, De Filippi dura da alcuni anni e non subisce flessioni.
Ci è venuta la curiosità, dal punto di vista antropologico di capire quale siano i motivi di un così ampio seguito sui media, con risultati che fanno gridare molti al miracolo.
Abbiamo così visto un po’ di programmi condotti dalla signora con il supporto di alcune ampie e copiose registrazioni del passato.
Uno studio attento e approfondito che però non ci ha portato a nessuna consapevolezza. Non capivamo e continuiamo a non capire.
Maria De Filippi è una donna tra i cinquanta e i sessanta, normale sia dal punto di vista intellettuale (diciamo così), sia estetico. Parla con una voce baritonale dai ritmi lenti e un po’ biascicati, con una vistosa erre arrotata. Ha un look da segretaria di direzione, quelle signore che nelle aziende sono serie e sbrigative, sicure di contare molto, perché lavorano con il capo.
Abbiamo ascoltato le cose che dice. E’ sempre semplice, non fa mai citazioni e non fa sfoggio di cultura, anche in questo è un’ottima segretaria di direzione.
Ha un rapporto quasi uguale con qualsivoglia ospite si trovi a gestire. Sembra una padrona di casa un po’ timida, capitata lì per caso.
I suoi programmi sono quasi tutti (ripetiamo ad eccezioni di Amici) una roba da nulla: ragazzotti e sgallettate che litigano, piangono, si azzuffano, fingono con il contorno di loro simili più vecchi. Poi c’è un programma legato alle missive (copiato in parte da Portobello di Tortora), in cui tutti piangono, si abbracciano, singhiozzano, fingono. Una fetenzia totale.
Lei sta lì in mezzo, non cambia mai espressione e si muove quasi invisibile.
Azzardiamo una piccola ipotesi: questo suo essere in disparte, anonima, sottotono, quasi triste, un po’ dimessa la fa diventare un’eroina dei nostri tempi bui. Ci fa o ci è? Il pubblico definito “sovrano” ha già deciso.
Noi rimaniamo attoniti, in maniera particolare per i programmi.
Mauro Pecchenino
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