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Ott 03, 2017 Arte & Musica, Cultura
Da il Corriere del Mezzogiorno
Circa due anni fa in uno spazio multimediale a Roma, abbiamo visto, insieme ad altre persone, Jannis Kounellis, il pittore e scultore di origine greca che viveva in Italia da molti anni.
Kounellis, noto per essere l’esponente di punta di quella espressione artistica definita Arte povera dal critico Germano Celant, era assai noto anche per alcuni installazioni che fecero molto discutere la critica e il pubblico.
A fine anni Sessanta aveva esposto un gruppo di cavalli vivi e aveva ripetuto più di recente l’esperienza a Pesaro, aveva spaziato tra installazioni e scenografie per il teatro, per esempio a Berlino. Fece scalpore un’istallazione basata su una serie di cappotti, disposti in fila a Mosca. Un innovatore Kounellis, che a volte, spesso ci lasciava perplessi. Ci sembrava che cercasse di creare sensazione e che tutto questo fosse premeditato. Nell’occasione romana lo avvicinammo e si dimostrò disponibile a chiacchierare con FlipMagazine, soprattutto di installazioni, che per noi sono sempre stata un’incognita nell’arte moderna. Abbiamo spesso identificato l’installazione con la ricerca di stupire, insomma, non ci ha mai convinti.
Abbiamo trasmesso a Kounellis la nostra opinione e, tra una chiacchiera sulle mostre in Italia e nel mondo, il suo esser convinto di non esser sempre valorizzato a dovere, ci ha spiegato che l’Installazione è un punto fermo tra lui e il pubblico. Un’espressione artistica che il pubblico può interpretare liberamente e può vivere, vivendola dall’interno, come se facesse parte del racconto dell’artista. In altre parole, sosteneva l’artista greco, l’installazione è un’espressione artistica viva, che può cambiare scena e scenografia, può vivere in luoghi diversi, cambiando il suo modo di raccontare e proporsi.
La chiacchierata con Jannis Kounellis era durata una mezz’ora ed è sempre rimasta nei nostri appunti. L’artista poi è mancato e tutto si era fermato nella memoria.
Di recente, abbiamo incontrato Andrea Cereda, uno scultore che lavora e dà vita alle lamiere, un artista che disegna, dipinge e fa installazioni, con poliedricità. Cereda lavora nel suo studio tra il verde della Brianza lecchese e lavora materiali poveri che cerca con foga maniacale e fa del materiale povero una capacità espressiva che da sempre ci stupisce e intriga.
Abbiamo così deciso di confrontare due artisti, due modi diversi ma non lontani di esprimersi con le installazioni e mettiamo a confronto due chiacchierate e due modi di vedere l’espressività nell’Arte. (Continua…)
Mauro Pecchenino
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