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Nov 03, 2015 Attualità, Italia
Roma, dal corrispondente
In questi giorni si dibatte molto intorno a un argomento delicato: unioni civili e relativi diritti. Equipararle al matrimonio oppure trovare una formula alternativa? Parlare di famiglia o non nominare un istituto per alcuni sacro già nel termine? Permettere l’adozione o mettere al riparo i bambini da presupposte conseguenze a livello comportamentale e relazionale?
Tutte domande importanti, perché le risposte andranno inevitabilmente ad influire – in un modo o nell’altro – sulla vita di parecchie persone.
La cosa che stupisce al momento, però, riguarda i toni usati e le parole scelte per contrastare la proposta.
Salvini, Lega Nord: “Se un bambino cresce con genitore gay parte con handicap”; il segretario della Cei, Nunzio Galantino: “Non si può pensare a un governo che sta investendo tantissime energie per queste forme di unioni particolari e di fatto sta mettendo all’angolo la famiglia tradizionale”; Alfano, NCD: “Riteniamo sia un grande errore, perché ogni bambino ha diritto ad avere un papà e una mamma”.
Cominciamo col dire che leggi del genere sono già ampiamente diffuse in Europa e che fino ad oggi non sono state registrate epidemie, sullo stile di The Walking Dead, tali da mettere a repentaglio il genere umano. Quindi determinati toni risultano sicuramente fuori luogo.
Essere o meno d’accordo con un disegno di legge è assolutamente legittimo, lo è meno farla diventare una campagna a difesa di un’istituzione come la famiglia che in Italia, come in parecchi altri posti, potrebbe essere aiutata in maniera più seria con politiche ad hoc che puntino sul welfare, piuttosto che su sterili guerre di posizione.
L’assunto di Salvini ad esempio, che dovrebbe nelle intenzioni del segretario della Lega Nord spiegare la sua posizione, sembra del tutto privo di fondamenta scientifiche, visti gli innumerevoli studi di settore che smentiscono qualsiasi ipotesi a riguardo. Se poi la sua dichiarazione voleva sollevare una preoccupazione legata all’ambiente sociale nel quale si troverà a vivere il ragazzo, la questione si fa più seria e di certo la soluzione non può essere quella di rimandare il problema.
Riguardo poi le ingerenze religiose nella vita pubblica italiana, purtroppo non sono poche e nemmeno saltuarie, bensì frequenti e tenute in debita considerazione dalla controparte politica. Quali che siano i motivi che portano la nostra classe dirigente a dover fare così spesso i conti con i corrispettivi d’oltre Tevere, rimane indubbio il fatto che se la nostra anima può tranquillamente rendere conto al Signore, diverso percorso spetterebbe alle leggi del nostro Paese. Leggi che avrebbero, in linea di principio, il dovere di tenere in debita considerazione anche quanti con il Signore non sono proprio avvezzi al dialogo.
Definire “particolari” determinate unioni, è offensivo per quanti vivono il proprio rapporto in maniera pulita proprio come moltissime coppie etero sessuali. Si rimane sempre un po’ sbigottiti davanti a posizioni così estreme, espresse da esponenti del clero della confessione forse più misericordiosa e inclusiva. Con il Sinodo della Famiglia si è persa una buona occasione per iniziare una vera e propria rivoluzione all’interno della Chiesa Cattolica.
È comprensibile come l’argomento, in particolare quello delle adozioni, possa mettere in difficolta l’impianto mentale dominante. Ma questo non può far slittare ancora una volta la discussione né permettere che in aula ci si nasconda dietro lo scudo del voto segreto e della libertà di coscienza..
Per una volta non si parla del bene che indubbiamente potrebbero ricevere i bambini adottati da una coppia dello stesso sesso, ma del bene che una legge che riguarda coppie dello stesso sesso procurerebbe a tutti, a prescindere dal sesso.
Luca Arleo
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