Si è parlato tanto dell’editto che ha colpito la trasmissione di Rai Uno, Che tempo che fa. Come è noto ai nostri lettori non ci piacciono gli editti, bulgari o non, fatti da qualsivoglia...
La Rai cambia i presidenti, ma non la programmazione. Spettacoli vecchi che si replicano da decenni, ammorbano i poveri spettatori, senza soluzione. Quest’anno tra le varie rotture di...
La giornalista Mia Ceran Non è un’annata buona per la RAI. Alcuni programmi non vanno secondo il verso sperato. Per esempio Domenica In, un contenitore vecchio degli anni Settanta, nato in tempi...
Da Jungitalia Dell’ Università italiana, In questi ultimi anni ne ha hanno discusso molti media, per focalizzare la crisi degli atenei, in particolare La Repubblica e La Stampa, ma anche spazi...
E’ terminata la nuova edizione di Miss Italia. Il solito contorno di attori e similari di seconda fila (di prassi il nome più noto è il presidente di giuria), la solita parata di ragazze in...
Il silenzio partecipativo di FlipMagazine Alcuni lettori mi hanno chiesto se ho deciso di non avere più un dialogo continuo attraverso l’Editoriale. In realtà, ho preferito in questi lunghi mesi, attanagliati dal Virus, stare un po’ in silenzio, un silenzio partecipativo. Parlano e hanno parlato tutti, dai medici con una capacità già acquisita, fino a totali sconosciuti che hanno approfittato della visibilità. Poi tanti giornalisti, pseudo opinionisti, nani, ballerine e, in più, il solito circo di sfigati legati alla politica o a orticelli vari. Tutta gente che senza sparar cazzate non riesce a vivere e bene o male campa su questo, facendo finta di fare il giornalista, il critico d’arte, la ballerina, o altro inventando. Sono stati e continuano a essere mesi difficili, con un’informazione drammatica, con notizie che risentono sempre della politica. In mezzo, le solite ruberie all’italiana, un governo che arranca ma lotta, una cosiddetta opposizione che blatera, senza un briciolo di idea. I telegiornali che danno spazio ai soliti peones che recitano a memoria le veline di partito. E nel cuore di tutto questo scempio, tanti essere umani che stanno male, che vivono con poco sostentamento, con la paura di perdere il lavoro. Un clima di precarietà totale, con un unico sfogo, i social media, che diventano la cloaca dell’insulto e della ripicca. Come sola alternativa, l’elogio alla bellezza, anche fasulla. Su tutto un’ignoranza abissale che fa male.
A presto. See you soon. A la prochaine.
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