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Feb 21, 2016 L'editoriale
Ho incontrato poche volte nella mia vita Umberto Eco. L’ho conosciuto tramite Ghigo Roggero amico e collega con il quale avevo condiviso un libro a inizio anni Novanta. Poi ho sentito molte volte parlare di lui da Riccardo Fedriga, professore e traduttore, mio collega e amico all’università a Feltre per alcuni anni. Ho parlato poche volte con lui, ma lo ricordo bene l’acuto professore diventato poi uno scrittore di fama planetaria. Lui, figlio di un negoziante, è la dimostrazione di come un vero talento, anche in un Paese corrotto e pieno di leccaculo come l’Italia, sia e rimanga un numero uno. All’estero è tutto diverso: se vali e hai idee, ti accolgono a braccia aperte. Nel corso degli anni l’ho incontrato alcune volte, poche ma significative. Si è parlato di Comunicazione, Francia e la lingua francese, un amore comune, vino e fumo, sigari e pipa, altra passione comune. In particolare, desidero raccontare due momenti, uno a Brera. Eco faceva un intervento sulla scrittura, sempre illuminato e illuminante, semplice nella sua profondità. Abbiamo parlato una mezz’ora e fu molto interessante. L’altro a Parigi. Ero in un hotel per un incontro con Christelle Bittner, giornalista di Psychologies, in occasione di un mio libro sulla coppia uscito da Rizzoli e a studi ad esso collegati. Verso fine conversazione vedo, attraverso i vetri della hall, il Professore passare in strada. Dopo una mezz’ora, avevo un incontro all’Istituto Italiano per la Cultura nel quartier latino, vicino all’hotel. E lì trovai Umberto Eco, come sempre sorridente e gentile. Parlammo un po’ di tutto, andammo in un bistrot a bere un kyr e a piluccare noccioline et similia. Fu molto piacevole.
L’ultima volta che lo vidi sorseggiava un whisky in un bar di Milano con un paio di persone, una era Matteo Collura. Fu una stretta di mano e mi disse :” Come vanno i suoi impegni?” Lo vidi in forma, almeno a mio parere.
Aveva il dono della leggerezza. Era coltissimo e leggero, sapeva ridere e godere della vita. Non un parruccone, ma una mente internazionale, l’unica in Italia. Dopo di lui vedo tanto buio culturale.
A presto. See you soon. A la prochaine
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