Ultimo Aggiornamento venerdì 9 Aprile 2021, 4:13
Nov 11, 2016 Cultura, Teatro & Cinema
Ne accennavamo di recente su queste colonne, Soldato Blu, Soldier Blu in originale, è il film che scompagina in modo totale la visione che il cinema ci aveva sempre dato dell’epopea del Far West. Possiamo affermare che a parte la breve e intensa saga dei cosiddetti (dagli Americani) spaghetti western, violenti e teatrali), Soldato blu sia lo spartiacque di un cinema che passa da “cavalli, sudore e polvere” a “violenza, sudore e polvere”, con i nativi pellerossa perseguitati e cancellati, dalla furiosa guerra degli yankee.
Diretto da Ralph Nelson un regista modesto, interpretato da una perfetta Candice Bergen, bella, sboccata e a suo modo tenera giovane squaw bianca e da un misconosciuto Peter Strauss, non è un western nel senso classico del termine, ma ci conduce attraverso i toni della commedia avventurosa alla parte finale, che ricorda lo storico massacro di Sand Creek che portò, da parte della cavalleria yankee (le cosiddette divise blu), all’uccisione, tortura, vivisezione di un gruppo di indiani inermi, tra i quali c’erano per la maggior parte donne e bambini.
Il film dedica una ventina di minuti al massacro, con una violenza rara in un film americano, uguagliata solo alcuni decenni dopo dalla lunga sequenza iniziale di Salvate il soldato Ryan.
Soldato blu è un film interessante, da vedere e rivedere, per apprezzarne il messaggio sullo schifo della guerra, sulla follia della violenza e su come spesso indossare una divisa porti a non ragionare, a non capire, in nome di una patria, che spesso è solo un bieco pretesto per distruggere.
Mauro Pecchenino
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