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Giu 04, 2017 Attualità, Italia
Da Malitalia
Roma, dal corrispondente
A Roma non poteva non finire in questo modo.
Da qualche tempo, come è noto, sono comparsi i netturbini moderni che, armati di scopa e tanta buona volontà, stanno colonizzando interi quartieri pulendo marciapiedi, strappando erbacce e liberando tombini.
Lavorano anche sotto la pioggia.
Sono quasi tutti ragazzi, giovani e in forze e il lavoro lo svolgono con cura e serietà.
Cosa c’è di anomalo allora, potrebbe chiedersi qualcuno leggendo l’articolo?
C’è il fatto che queste persone non dipendono dal Comune di Roma né da qualche cooperativa privata concessionaria del servizio. Anzi, tecnicamente non dipendono da altri se non da se stessi; una sorta di liberi professionisti. Diciamo dei freelance.
Già se la cosa si fermasse qui, comincerebbe a destare qualche sospetto. Perché mai delle persone dovrebbero prendere sulle loro spalle le sorti di uno dei problemi più spinosi che Roma abbia mai dovuto affrontare dalla discesa dei barbari?
Però c’è dell’altro.
Tutti i ragazzi in questione, come si sa, sono immigrati, fino a poco tempo fa dediti all’elemosina, fuori dai centri commerciali o ai supermercati, oggi apprezzati lavoratori autonomi al servizio della comunità, alla quale, in cambio per il loro servizio, chiedono un’offerta libera.
Non è buonismo, ma è un dato di fatto che molti – soprattutto negozianti – apprezzino questo nuovo impegno spontaneo che permette loro di avere marciapiedi più puliti e liberi da escrementi o erbacce. Per questo FlipMagazine ci torna sopra.
Laddove non arriva il comune, è arrivato l’ingegno di questi immigrati; oggi se ne vedono sempre più spesso e in diverse zone di Roma.
Questi fenomeni, lungi dal volerli normare, sono però un segnale da tenere in considerazione. Tra l’altro, da più parti questa iniziativa ha anche creato polemiche e sospetti di essere al cospetto di qualcosa di poco chiaro (tanto per cambiare…)
La città eterna vive una fase storica preoccupante; fare in modo che il declino non diventi irreversibile è una responsabilità di chi oggi governa la città.
L’aspetto romantico della storia, il fatto che alcuni ai margini della società diventino essi stessi un tassello per rendere migliore quella realtà che li osteggia, sarebbe bello ed intenso se visto al cinema.
Una città che deve – non usiamo il condizionale – competere con capitali del calibro di Londra e Parigi non può però basare parte della propria gestione sulla buona volontà di alcuni disoccupati e sulla compiacenza dei passanti con le loro elemosine. Alimentando, in più, ulteriori polemiche. Ci chiediamo, ci sarà mai per Roma una soluzione alla sua pessima situazione attuale?
Luca Arleo
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