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Apr 25, 2016 L'editoriale
Mi sembra che si stia vivendo in un mondo di grande solitudine. Lo sento, lo avverto sulla pelle e lo constato girando l’Italia e una parte del mondo. In Italia, ma ancora di più in Francia e nel contenitore anglo americano, vedo giovani e maturi girare ovunque con i loro telefoni, tablet, computer e non scambiare mai più di qualche parola con chi sta attorno in metropolitana, treno, aereo. Ciascuna persona vive come chiuso nel suo mondo, quasi in stato di difesa perenne, con la convinzione vera, ma anche illusoria di essere connesso al mondo tramite Twitter, FB, Instagram ecc. Tutti condividono tutto, si sentono parte in causa, possono esprimere un’opinione, fare una battuta, dire la propria sensazione. Poi, se si alzano gli occhi dagli schermi si vede che attorno non c’è nessuno, a parte, per qualche ora, i membri di una famiglia che ormai si frequenta poco e che rimangono degli estranei conosciuti, con i quali non si condivide quasi nulla. Pochi giorni fa, alcuni giovani mi raccontavano come siano più in contatto con ragazzi e ragazze delle chat, rispetto agli amici, conoscenti e alla “ragazza, tipa” (quella che si chiamava fidanzata), che vedono ogni tanto. Gli incontri sono spesso fatti di poche parole (l’abitudine al dialogo è rarefatta) molta ricerca di casino, per sentirsi in mezzo agli altri e sentimenti e desideri rimangono spesso in un angolo. Come sempre, voglio sottolineare che non è sempre così, ci sono le eccezioni, ma la tendenza è questa. Un mondo che dialoga poco e comunica poco, dal punto di vista umano e molto dal punto di vista tecnologico.
A presto. See you soon. A la prochaine
PS Non inserisco la mia email, as usual, perché TIM mi ha bloccato la pass e attendo che me la inviino “rigenerata”
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