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Ago 13, 2014 Attualità, Italia
Scena dal film L’oro di Napoli di Vittorio De Sica
Tutti sanno ormai che le pensioni “d’oro”, dell’oro di Napoli, da 90mila euro lordi mensili o giù di lì, non tutte frutto dei sacrosanti versamenti, non si possono proprio abbassare: lo ha recentemente stabilito la Corte Costituzionale disponendo la sospensione della “supertassa” (contributo di solidarietà). E tutti sanno che invece sulle pensioni da 3mila euro lordi mensili o giù di lì, non c’è a tal proposito nessun dubbio: sì eccome se si possono abbassare; succede che queste pensioni sono da anni oggetto di quel vizietto che Totò chiamava il tocco e ritocco, senza, si badi bene, alcuna censura da parte della Consulta che, come sopra ricordato, ha però giudicato incostituzionali e inammissibili gli analoghi prelievi sulle pensioni straricche. E così, per legge (sic!), lo Stato italiano sfila le mani dalle tasche dei pensionati dell’oro di Napoli ma seguita ad infilarle in quelle dei pensionati del tocco e ritocco. L’oro di Napoli, titolo del famoso film di Vittorio De Sica divenuto, nell’immaginario popolare, metafora di ricchezza e opulenza, è quello che trasuda dalle pensioni e dai vitalizi d’oro, immorali se non legittimamente guadagnati, è quello che trasuda dai compensi di chi occupa decine di poltrone contemporaneamente e dai doppi stipendi agli eletti consiglieri comunali, regionali e provinciali. L’oro di Napoli è pure quello che trasuda dalle entrate dei top manager che portano le aziende alla bancarotta e dei commissari straordinari del post fallimento. L’oro di Napoli è quello che trasuda dagli incassi in nero di chi evade le tasse o fruisce illecitamente di servizi o sussidi ed è anche quello delle spese pazze e dei rimborsi e benefit fuori controllo della pubblica amministrazione (P.A.). L’oro di Napoli è quello delle pensioni baby, delle pensioni ai morti incassate dai vivi, delle scriteriato paghe dei commessi e stenografi della Camera, dei folli stipendi di certi assessori e consiglieri regionali e di tutta la giungla retributiva della P.A. L’oro di Napoli è ancora quello delle false pensioni di invalidità e dei sussidi ai falsi poveri; e quello delle pensioni ai condannati per mafia e terrorismo e poi ancora, ancora, ancora … L’oro di Napoli, in buona sostanza, è quello di tutti gli sperperi, gli sprechi, gli intrallazzi, le ruberie e le altre porcate che rovinano e offendono l’Italia ed è quello, ce lo auguriamo, che gli addetti alla spending review sapranno(?) riconoscere, scovare e recuperare. Il tocco e ritocco dicevamo, è quella pratica sempreverde tanto cara ai nostri governanti, esercitata sulle pensioni “versate” cioè quelle, tanto per fissare le idee, maturate lavorando e versando i contributi per quarant’anni; si tratta di pensioni “dovute”, ieri versate ed oggi riscosse (retribuzioni differite), che vengono però sistematicamente tassate e tartassate.
Vogliamo però concludere con qualche speranza: la materia del blocco adeguamento pensioni (perequazione automatica) è stata portata all’esame della Corte costituzionale la quale dovrà esprimersi in autunno sulla illegittimità (o meno) di questo blocco della rivalutazione. Stante poi che quest’ultimo vìola palesemente la Costituzione, diverse sentenze e ordinanze della stessa Corte costituzionale oltreché il sempre infallibile buon senso, vogliamo augurarci che la Consulta decida secondo legge e coscienza, decretando, come già per il contributo di solidarietà delle pensioni d’oro, l’interruzione immediata del blocco in corso, quindi la reintegrazione dell’indicizzazione e il rimborso delle trattenute fin qui effettuate.
Virgilio Conti
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