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Mag 27, 2014 Attualità, Italia
Insomma, quella che doveva essere una Caporetto per il PD targato Renzi, si è risolta in un trionfo. Neanche l’onore delle armi resta agli sfidanti. Tra sfoghi scomposti e promesse di dentiere per tutti, Grillo e Berlusconi hanno fallito il sorpasso o quantomeno l’avvicinamento (discorso che valeva per il secondo dei due). E ora cosa fare?
Innanzitutto va detto che l’Italia, conti alla mano, esce come tra le prime formazioni pro Europa in tutto il continente. Se non altro, d’ora in poi, con il Parlamento europeo pieno di seggi pronti a boicottare tutto il possibile, l’Italia sarà forse l’interlocutore più autorevole affinché la “baracca” regga. Il PD – ma si potrebbe chiamare benissimo il partito di Renzi – è stato chiaramente più credibile di tutte le Sinistre europee e di tutte le Destre, che comunque avanzano un po’ dappertutto. La stessa Germania, nonostante la netta affermazione del partito di Angela Merkel, deve registrare un calo di un paio di punti e l’ascesa fino al 7% della compagine euroscettica, segno che poi non è tutto oro quel che luccica. Per non parlare del seggio che spetterà anche al partito NPD, dichiaratamente neonazista, preoccupante segnale registrato anche in Grecia con Albadorata (8%) e in Ungheria con Jobbik (15%).
Il voto non è un voto politico, così in molti, anche nel PD, predicavano prima di sapere che avrebbero vinto con proporzioni bulgare. Ma oggi, tatticismi a parte, c’è la possibilità si apra un nuovo capitolo nella nostra storia politica recente. Perché, se è vero che un tale risultato dovrà essere confermato in eventuali prossime elezioni politiche (l’astensione al 40% è comunque un’incognita non da poco), Renzi e i suoi dovranno dare prova di come le promesse fatte e ripetute finora, saranno mantenute e non resteranno solo uno spot elettorale come molti credono. Gli alleati saranno “costretti” ad adattarsi pena il ritorno alle urne e la cancellazione dal panorama politico per molti di loro. Quindi grosse resistenze non dovrebbero presentarsi.
Inoltre un’ultima cosa. Questo non è un voto diverso da quello che chiamiamo di protesta. Identificare soltanto il M5S come sfogo per quanti stanchi dei vecchi processi politici e burocratici è, secondo chi scrive, sbagliato. Lo stesso Renzi, senza gridare contro l’Euro e l’Europa come fossero la madre di tutti i problemi italiani, ha fatto ricorso ad una retorica non meno populista andando a solleticare l’elettorato con soldi in busta paga (di cui le coperture sono ancora cosa ignota), attaccando la RAI, organo non amato dai più, prendendosela con organizzazioni sindacali e istituzioni vetuste come il Senato e, in ultimo, parlando sempre di una rottamazione mai di fatto portata veramente avanti.
Insomma: questa è la prova del nove per il neo Premier. Adesso i sorrisini e le battute su Twitter non basteranno più ad un elettorato che davvero crede che le cose possano cambiare.
Luca Arleo
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