Ultimo Aggiornamento domenica 17 Gennaio 2021, 7:36
Giu 30, 2019 Attualità, World Wide
Pubblichiamo, in 2 Parti, un interessante intervento del saggista e giornalista Sergio Bellucci, nostro apprezzato collaboratore
Molti dei commenti sull’annuncio del lancio della moneta di Facebook oscillano tra l’inconsapevole ignoranza della portata storica del gesto di Zuckerberg & C. e l’esaltazione della potenza tecnologica avanzata dal più social dei potenti del web.
Il tema aperto dalla proposta, però, non ha nulla a che vedere con la tecnologia. O, meglio, porta la proposta tecnologica direttamente nella stanza del potere planetario. Chi pensava che Internet fosse un terreno delle lotte per le libertà civili (diritti di espressione) o di mera possibilità di comunicazione (marketing, relazione, scambio informativo), non aveva compreso la “potenza generatrice” del motore insito al suo interno: l’ubiquità applicativa e performativa del digitale.
La nuova tecnologia digitale, infatti, muta alla radice la stessa forma della “tecnica” poiché il suo terreno di intervento espande il “poter fare” in territori preclusi alle tecniche e alle tecnologie precedenti. Siamo in presenza, da alcuni decenni, di una rottura epistemologica, culturale, relazionale, comunicativa, antropologica. Una rottura che possiamo affermare con ormai certezza, si tratta di una rottura di “civiltà”. Stephen Hawking affermava negli ultimi anni della sua vita, che la specie umana era ormai giunta ad un bivio e che in pochi decenni avrebbe dato vita ad una specie dominante nuova, forse ibridata, forse direttamente oltre la catena evolutiva basata sul carbonio.
Ovviamente questi orizzonti sembrano oltre la politica, sembrano destinati alle pagine culturali o di scienza e tecnologia. Roba da “Nerd”, insomma. La politica si occuperebbe, invece, dei mini-bot o del debito pubblico, dei condoni o della tassazione, dei respingimenti o dell’accoglienza. E invece…
Invece, un giorno arriva una notizia e il pianeta intero slitta da un’era ad un’altra. Interi assetti considerati immutabili e intoccabili, poteri planetari che basavano il loro potere centenario sulle forme statuali delle borghesie nazionali, sulle piccole banche centrali a presidio di monete, i cui i vincoli di espatrio e circolazione erano regolate da convenzioni, circuitazioni chiuse e garantite da patti di ferro tra banche centrali, banche locali, istituti finanziari, operatori delle monete, delle azioni e dei derivati, si sciolgono come i ghiacciai artici e le maleodoranti tundre siberiane. Quelle in cui il permafrost che sembrava eterno, sotto la pressione della anidride carbonica rilasciata dalle nostre auto incolonnate sulle autostrade delle vacanze o delle ciminiere che devono produrre le plastiche di uso quotidiano da ammassare nelle discariche cittadine, lascia il posto alla decomposizione di animali e vegetazione congelati da millenni in un solo istante da un disastro planetario di cui nessuno vuole recuperare la memoria.
Esistono giorni e anni che rimangono nella memoria della storia umana come a simboleggiare una fase di passaggio storica. Molto spesso, chi vive quelle giornate non si accorge di attraversare giornate e mesi che resteranno impressi nella memoria di generazioni. In un qualsiasi giorno del 1789, chi aveva il problema di riempire con qualcosa il suo stomaco e quello dei suoi figli, continuò a doversi rabbattere con la quotidianità schiacciante della propria condizione. Ma la storia (e la politica) stavano cambiando sotto i suoi piedi. Allora le difficoltà a comprendere il significato di ciò che stava accadendo poggiava sull’ignoranza e l’inconsapevolezza di massa. L’analfabetismo era elemento prevalente e le pulsioni si scatenavano in rivolte spesso cieche e repressioni sempre devastanti.
Oggi, dopo due secoli e più di democrazia, di scuola di massa, di presenza (almeno per un centinaio di anni) di organizzazioni politiche che svolsero una socializzazione della comprensione delle forme dei poteri, dovremmo avere una consapevolezza maggiore dei nostri antenati. Purtroppo, proprio come sosteneva Marx, una “Era ha difficoltà a comprendere se stessa” e la politica sembra essersi fermata a pensare al mondo come era diversi decenni fa.
Il 2020 sarà un anno che segnerà un passaggio che rimarrà nella storia. L’annuncio dell’arrivo della “killer application” della blockchain finanziaria, la moneta Libra promossa da Facebook, ma costruita da una potenza planetaria difficilmente abbordabile dalle piccole dimensioni politiche nazionali, si sommerà all’inizio della diffusione di massa della prima fase robotica nella vita quotidiana e ai primi impatti, ubiqui e paralleli, nella sfera produttiva e lavorativa. La potenza del digitale viene definita dagli stessi attori come “Rivoluzionaria”, anzi come “disruption”. Una scarica disruptiva è una scarica elettrica che si produce quando la differenza di potenziale tra due conduttori genera un campo elettrico così elevato da vincere la rigidità dielettrica del mezzo interposto. In altre parole, la potenza dei fattori in campo, rompe gli argini costruiti e pensati, generando una rottura sistemica. (Continua…)
Sergio Bellucci
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