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Gen 05, 2015 L'editoriale
Proviamo ad affrontare un argomento difficile, attuale, che i lettori ci chiedono e che ho sempre preferito trattare solo negli incontri pubblici, ma mai da queste colonne. I figli, un tema complesso, che accomuna tutti, per un arco d’età molto ampio, visto che ormai si possono aver figli anche ad età molto mature. Avere un figlio è un’esperienza molto particolare, unica, difficile da raccontare, è soprattutto un’esperienza personale, diversa per la donna e per l’uomo, un’esperienza molto intima. E’ bello avere un figlio, ma il punto focale non è concepirlo, ma saperlo crescere, educare, farlo diventare un essere consapevole e conscio, di cosa voglia dire e quanto sia bello venire e poi stare nel mondo. Il punto focale è far capire a un figlio, quanto sia meraviglioso vivere, anche se ci sono e ci saranno problemi, difficoltà, dolori, mancanze, perdite, partenze. Questo puzzle complesso che è la vita ha nella madre il punto di riferimento per gran parte dei primi anni di vita e nell’evoluzione tra l’adolescenza e la giovinezza, ma ha soprattutto nel padre il punto di riferimento per capire il coraggio, la stima di se stessi, la capacità ad affrontare il quotidiano. Il ruolo della madre è importante, ma quello del padre è fondamentale, non dimentichiamolo. I genitori devono anche capire quando sia importante far andare il figlio per la sua propria strada, da solo, verso una propria esistenza. E’ triste vedere trentenni e ancor di più quarantenni e oltre che vivono ancora a casa con i genitori o a pochi passi da loro. E’ triste, perché significa non crescere mai, non maturare mai e si toglie ai genitori il diritto di una vita, di nuovo in libertà. Ecco, credo che la libertà costituisca il risultato di un rapporto giusto tra genitori e figli. Il figlio deve fare da solo, il lavoro si trova, si inventa e così si diventa autonomi, rispettando però sempre i genitori, che ci hanno dato la vita e lo sviluppo di essa. Una cosa ancora: dicevo che aver un figlio è un piacere intimo. Quindi, mai esibire troppo pancioni e foto dei piccoli. La loro immagine e le loro fattezze vanno portate dentro di noi, con il ricordo e l’immagine che ci rimane sempre dentro. Uno dei doni più belli che mi ha fatto mia madre è quando mi ha detto: “ Ogni volta che partivi per l’estero e ci salutavi, io soffrivo, ma ti vedevo tanto contento. E così ero contenta anch’io”.
A presto. See you soon. A la prochaine.
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