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Mag 07, 2018 Attualità, World Wide
Quando l’attualità porta tristezza. La dipartita di Ermanno Olmi, il regista poeta, cattolico, di origine bergamasche, già da tempo entrato nella storia del cinema mondiale, ci ha particolarmente colpiti.
Chi scrive è legato a Ermanno Olmi dalla scrittura e uscita nel 1979 del primo saggio di un proprio percorso che ha visto poi altre numerose pubblicazioni.
Ma quello era il primo libro, “Il poeta con la cinepresa. Ermanno Olmi”, uscito dopo il potente successo del regista a Cannes, dove vinse la Palma d’oro e ottenne successi in tutto il mondo con L’albero degli zoccoli.
Dopo l’uscita del libro, Ermanno Olmi ci scrisse una lettera molto affettuosa, dove (Lui artista internazionale) ci ringraziava per il lavoro a lui dedicato, anche perché, sosteneva, era il primo libro in Italia, dedicato al suo lavoro. Ricordiamo tutto con nostalgia e tenerezza.
Ermanno Olmi iniziò a lavorare come impiegato all’Edisonvolta a Milano e ben presto la sua voglia di cinema lo portò a realizzare, con il patrocinio dell’azienda stessa, una serie di documentari industriali, molto apprezzati all’epoca.
Poi si dedicò al cinema d’autore, girando pochi film, centellinando le storie, con uno stile elegante, mai sopra le righe, con una forza personale nel raccontare che lo distingue da tutti i suoi colleghi in Italia, in Europa e nel mondo.
Le storie di Olmi sono pennellate tenui, quadri di vita, dove le sue convinzioni e la sua fede non vengono mai a mancare.
Un autore che non ha mai tradito la sua poetica per le mode o per compiacere qualsivoglia tipologia di critico, di industria cinematografica, di pubblico.
Ci lascia alcune opere indimenticabili, da vedere e rivedere, come: Il posto, La circostanza, L’albero degli zoccoli, La leggenda del santo bevitore, Genesi (con la voce straordinaria di Omero Antonutti), Torneranno i prati.
Siamo tristi, piangiamo con animo leggero, pensando all’artista, all’intellettuale, all’uomo.
Mauro Pecchenino
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