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Ago 13, 2017 Attualità, World Wide
Roma, dal corrispondente
È stato da poco approvato quello che potrebbe passare alla storia come il primo progetto europeo post Brexit.
Di fatto ancora non è che un progetto, appunto, ma il Celtic Interconnecto, questo il nome, è ufficialmente stato finanziato con un primo stanziamento di 4 milioni di euro.
L’intento è quello di collegare la Francia e l’Irlanda tramite un cavo che possa portare dati ed energia elettrica, senza dover passare tramite UK, che di fatto sarebbe tagliata fuori dalla tratta.
Anche le dichiarazioni del Presidente della Commissione Esteri del Senato sono state commisurate alla portata dell’evento: “L’Irlanda non può più fidarsi della Gran Bretagna per il rifornimento di energia, questo progetto le assicurerà maggior sicurezza”.
Insomma la Brexit va avanti, tra i tentennamenti del governo May e le incertezze sul futuro, che entrambe le parti scopriranno una volta che l’uscita degli Inglesi sarà effettiva e tutti i nodi verranno al pettine.
Di un aspetto molto importante della questione, si è parlato in un convegno tenuto a Roma, presso la Sala Stampa della Camera, quando il presidente di Select Milano Bepi Pezzulli, in una conferenza, organizzata dal Centro Studi Europolitica, ha spiegato il progetto della sua organizzazione strettamente connesso all’addio di Londra.
Avvocato italiano naturalizzato inglese, Pezzulli è riconosciuto come esperto in regolamentazione dei servizi finanziari, e proprio in questo senso è direzionata l’opera di Select Milano, nata a ridosso del voto del giugno 2016, con cui i cittadini britannici scelsero di lasciare la UE.
Il proposito, spiegato davanti ad una platea di esperti e semplici interessati, è quello di creare le condizioni utili a far sì che parte dei flussi finanziari che oggi transitano nella City, possano essere ricollocati a piazza Affari, fruttando così utili in termini diretti (lavoro, tasse, etc.) e di indotto derivante dalla scelta del capoluogo lombardo (mercato abitativo, del lavoro, …).
La parte della “torta” sulla quale Milano dovrebbe allungare le mani, è quella dell’Euroclearing, l’unico comparto che, secondo gli esperti, potrebbe tranquillamente trovare una nuova residenza all’ombra della Madonnina, grazie alle infrastrutture già presenti nella Borsa italiana.
Come ha giustamente tenuto a precisare Pezzulli, l’opportunità che si presenta, lungi dal configurarsi come l’ennesimo episodio della lunga saga “Milano contro il resto d’Italia”, è l’occasione per dare una spinta a tutto il sistema Paese.
Milano non è sola comunque, e la concorrenza è tutt’altro che secondaria: Francoforte per la Germania e Parigi per la Francia.
La percentuale di riuscita per un’operazione del genere è difficile da calcolare, troppi i fattori in ballo e troppo alti gli interessi per poter fare una previsione credibile.
La stabilità politica non è mai stato un nostro fiore all’occhiello, almeno non nell’ultimo ventennio, e questo destabilizza non poco gli investitori; sarebbe il caso che almeno attorno a questo argomento di interesse generale, le forze politiche si unissero per dare un segno di coerenza e maturità.
Altri fattori, al contrario, rappresentano già una potenzialità per il nostro Paese. Primo fra tutti il fatto che la proprietà della Borsa di Milano è – indovinate un po’ – in mano agli stessi titolari della Borsa di Londra (London StockExchange) e, in secundis, la posizione geografica più appetibile per ragioni logistiche ed abitative.
Il centro Studi Europolitica continuerà ad affrontare l’argomento, tramite ulteriori approfondimenti che avranno lo scopo di portare attorno allo stesso tavolo tutti gli attori – politici e non – che dovranno consentire a Milano di presentarsi come alternativa migliore e quindi vincente.
Luca Arleo
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