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Lug 28, 2011 Attualità, World Wide
La scomparsa in giovane età dell’artista inglese ha commosso tanti cuori. FlipMagazine, per ricordarla, pubblica due differenti approcci alla vicenda
Londra
E un’altra voce se ne va.
Il 23 luglio, come è tristemente noto, viene trovato il corpo senza vita di Amy Winehouse, nella sua casa di Londra. Aveva 27 anni e, probabilmente, l’autopsia confermerà la morte per overdose.
All’apparenza Amy aveva tutto: uno stile che ha lasciato subito il segno, il successo, i soldi. Un tutto, però, che si rivela niente, quando leggiamo sui giornali della sua morte e, prima di lei, e come lei, Jim Morrison, Jimi Hendrix. Evidentemente la fama non basta per svegliarsi la mattina e trovare la voglia o il coraggio, di affrontare un altro giorno, di vivere ancora. Qualcosa dentro si è spezzato. Quel successo che, troppo velocemente, come un vortice li aveva travolti e portati all’apice, altrettanto velocemente, li ha risucchiati in un baratro dal quale non vedranno, mai più, la luce. Quanti artisti abbiamo visto sballarsi, rovinarsi con le proprie mani, incapaci di gestire la fama, incapaci di trovare un equilibrio, una stabilità, in quel mondo di feste e turbinii. Costantemente sotto la luce dei riflettori, sempre al centro della scena. Quando poi, però, le luci si spengono, quando rimani solo con l’ombra di te stesso, forse in quell’ombra non ti riconosci più, cerchi un volto che è diventato maschera, capace di mostrarsi diversa in ogni luogo, con ciascuna persona. Ma è solo un guscio vuoto, al di là del quale non c’è più nulla. E proprio in quel nulla, allora, cerchi l’ultimo, eterno rifugio.
Elisa Moro
I say no no no, questo è il tormentone che nel brano Rehab cantava Amy Winehouse.
Devi riabilitarti dall’alcool Amy, tutti mi dicevano, e io dicevo: no no no!
È morta a soli 27 anni così come Jim Morrison, Kurt Cobain e Jimmy Hendrix.
Si è scritto molto di questa artista inglese con la voce inconfondibile e una vita dentro e fuori dal palco molto tormentata: depressione, anoressia, alcolismo, droga.
Un mix di elementi esplosivi che l’hanno portata a non uscire più da quel buco nero in cui si era cacciata.
Il talento artistico è fuori discussione e i pezzi più conosciuti come appunto, tra gli altri, Rehab, Back to Black, sono tutti fortemente indicativi della sua fragilità e totale inadeguatezza ad affrontare la vita con le armi giuste. Si dice che le persone sensibili o muoiono giovani o vivono male la propria esistenza.
Ma in alcuni brani meno conosciuti, come He can only hold her, viene fuori tutta la sua sensibilità e la fragilità emotiva.
“Lui è ciò da cui lei sta fuggendo, come può lui avere il cuore di lei quando questo è stato rubato, sebbene lui tenti di riappacificarsi con lei ciò che lei ha dentro non muore mai”.
O come in Love is a losing game, dove ben spiega che ne pensa dell’amore: perché vorrei non aver mai giocato? Che casino abbiamo combinato l’amore è un gioco perdente.
E Rehab, la canzone che le ha dato tanta fama e successo ben descrive la sua idiosincrasia alla riabilitazione: non voglio bere mai più ho solo bisogno di un amico. Questo passaggio sembra uno di quei tristi presagi o, peggio, un grido di dolore ed una richiesta di aiuto a cui nessuno ha saputo rispondere.
E qualcuno che poteva fare qualcosa ci sarà potuto essere, o la solitudine dei numeri primi è proprio questa, essere Amy Winehouse, essere qualcuno per tanti e ritrovarsi disperatamente soli.
You know I’m no good, un altro suo brano che ha scalato le classifiche il ritornello dice:
“ho tradito me stessa come sapevo avrei fatto, ti ho detto che avevo dei problemi sai che non sono brava.”
Le notizie oggi passano in fretta e da quello che abbiamo sentito in questi giorni abbiamo percepito una sorta di gogna mediatica già pronta a giudicare ( non era una santa certo che no cari lettori ) e ad emettere una sentenza senza appello per Amy Winehouse.
Vi invitiamo a leggere i testi di alcune sue canzoni, per leggere ( neanche tanto tra le righe ) di come la fragilità di questa artista venga fuori senza indugi.
Addio Amy.
Tears dry on their own: “vorrei dire che non ho rimpianti e nemmeno dubbi emotivi…”
Norman di Lieto
happy wheels
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