Ultimo Aggiornamento domenica 29 Gennaio 2023, 4:24
Gen 20, 2020 Cultura, Teatro & Cinema
Glauco Mauri in scena – Foto di Filippo Manzini
Roma
C’è da scommettere che sarà uno spettacolo meraviglioso quello che andrà in scena al Teatro Eliseo di Roma dal 21 gennaio al 2 febbraio: il grande Glauco Mauri interpreterà il Re Lear dell’immortale William Shakespeare. Diretti da Andrea Baracco sul palco ci saranno anche Roberto Sturno nei panni del Conte di Gloucester oltre a Dario Cantarelli, Enzo Curcurù, Linda Gennari, Paolo Lorimer, Francesco Martucci, Laurence Mazzoni, Aurora Peres, Emilia Scarpati Fanetti, Francesco Sferrazza Papa e Aleph Viola, che useranno la traduzione di Letizia Russo, ridotta e adattata da Baracco e Mauri.
È la terza volta che Glauco Mauri si confronta con la più grande tragedia shakespeariana: la prima volta nel 1984 e la seconda nel 1999. Entrambe le volte è stato anche regista per un totale di 500 repliche.
“Ed eccomi qui per la terza volta, – dice Re Glauco – alla mia veneranda età, impersonare Lear. Perché? Mi sono sempre sentito non all’altezza ad interpretare quel sublime crogiolo di umanità che è il personaggio di Lear. In questa mia difficile impresa mi accompagna la convinzione che per tentare di interpretare Lear non servono tanto le eventuali doti tecniche maturate nel tempo quanto la grande ricchezza umana che gli anni mi hanno regalato nel loro, a volte faticoso, cammino”. E in effetti, in questa grande tragedia, in cui domina il dramma dell’amore padre-figli e quello della follia, i sentimenti hanno un ruolo di primo piano.
“Spero solo che quel luogo magico che è il palcoscenico – continua Mauri – possa venire in soccorso ai nostri limiti. Cosa c’è di più poeticamente coerente di un palcoscenico per raccontare la vita? E nel Re Lear è la vita stessa che per raccontarsi ha bisogno di farsi teatro”.
L’emozione traspare anche nel regista, che in qualche modo in questa storia ci vede gli estremi dell’enigma. “Sotto quel nero sembra splendere qualcosa di incredibilmente luminoso e proprio questa luce sepolta dall’ombra la rende così affascinante. Padri indegni e figli inetti, padri indegni che hanno generato figli inetti, le madri assenti, estromesse dal dramma, parafrasando Amleto, qui la fragilità è tutta e solo maschile”.
Fragilità maschile che si traduce nell’incapacità di regnare, in un contesto in cui tutti sembrano inappropriati a quella corona, chi per eccesso, chi per difetto. “Solo giganti o nani in questo universo dipinto da Shakespeare – sottolinea ancora Baracco – I tormenti di Lear, di Gloucester, i turbamenti di Edgar, i desideri di Edmund, i tremori e i terrori delle tre figlie del Re, Cordelia, Goneril e Regan, attraggono da sempre perché la complessità e in alcuni casi la violenza che produce il conflitto generazionale è per forza di cose universale”.
Circa tre ore di spettacolo; noi ci saremo!
Angelina Marcelli
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