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Feb 24, 2016 Attualità, World Wide
Foto di Giusy Continisio
Nell’Africa nera oggi, tra terrorismo, siccità, fame, difficoltà quotidiane, tradizioni e credenze, la vita dei bambini è sempre la più difficile da sostenere, gestire, far andare avanti. Molto, troppo spesso la vita di questi piccoli dagli occhi sperduti e curiosi, decine e decine ogni giorno, termina troppo presto e in maniera sempre drammatica. Una di queste piccole anime si è salvata dalle credenze e necessità famigliari, grazie all’aiuto fondamentale dei missionari dell’organizzazione internazionale che si ispira a San Gaspare del Bufalo. Il protagonista si chiama Kajero e oggi è un giovane uomo che sta bene e vive una vita quasi normale, nonostante una sedia a rotelle che gli fa compagnia.
Fin da quando è piccolissimo è affetto da una grave malformazione congenita che ha impedito ai suoi arti inferiori di svilupparsi e non possono così reggere il peso del suo corpo e non gli permettono di stare in piedi e di camminare. Siamo in Tanzania e la sua è una famiglia dedita al nomadismo e la loro vita è da sempre seguire le mandrie, spostandosi da un pascolo all’altro. La malformazione del piccolo costituiva per la tribù un grave peso e un’inutilità, in quanto Kajero non poteva dare il suo contributo nel lavoro quotidiano.
La sua tribù lo ha così abbandonato, piccolissimo, presso l’Ospedale San Gaspare di Itigi (del quale abbiamo tante volte scritto su queste colonne). Il bimbo è diventato così un giovane adulto che ha perdonato chi lo ha abbandonato. Ogni tanto, si ferma con la mente a ricordare i suoi primi anni di sofferenza e vita e pensa a sua madre che ha rivisto di recente, dopo tanti anni. In questo incontro ha capito che era stata costretta dagli usi e costumi ad abbandonarlo, pur non essendosi mai dimenticata dei suoi occhi curiosi e smarriti.
Quando si sono guardati negli occhi, madre e figlio, hanno capito che quella era l’unica occasione per rivedersi, ma che nei loro cuori ci sarà sempre spazio , uno per l’altra. E’ scesa tra loro una grande serenità. Kajero oggi si sente in pace, forte e tranquillo, in mezzo ai suoi fratelli del San Gaspare e sa che non sarà mai più abbandonato.
Mauro Pecchenino
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