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Mag 12, 2019 Attualità, Italia
Elaborazione di Angelina Marcelli per FlipMagazine
Roma
Presso la sede della Federazione Nazionale Stampa Italiana (Fnsi) è stata presentata e firmata la Carta di Assisi, il primo manifesto internazionale contro i muri mediatici e contro l’uso delle parole come pietre.
In realtà, sono anni che è iniziato il lungo percorso, guidato da padre Enzo Fortunato e padre Mauro Gambetti del Sacro Convento di Assisi, che vede nella Carta di Assisi un importante punto di svolta. L’iniziativa ha visto il coinvolgimento di giornalisti, associazioni, religiosi, intellettuali, ma anche semplici cittadini che si sono interrogati su cosa possa favorire una buona informazione e quanto sia indispensabile ritornare a fare uso di un linguaggio responsabilmente improntato al rispetto e alla verità.
Il presidente della Fnsi, Giuseppe Giulietti ha definito il documento come un manifesto internazionale che va visto non come carta deontologica, ma come dichiarazione di fratellanza universale. La libertà d’informazione – ha ricordato Giulietti – si fonda sulle differenze, di fronte alle quali non bisogna autocensurarsi, ma intraprendere un’azione comune.
Richiamando espressamente l’incontro voluto da Giovanni Paolo II nel 1986, l’evento romano ha assunto i toni del dialogo interreligioso. Sono intervenuti, infatti, i rappresentanti delle tre grandi fedi monoteiste. Paolo Ruffini, prefetto del Dicastero per la Comunicazione della Santa Sede, ha sottolineato come il documento parta dal basso e vada consegnato proprio a tutti, perché oggi, con l’avvento dei social network, la comunicazione interessa ciascun utente. Ovviamente hanno una responsabilità maggiore i professionisti, i quali, secondo Ruffini, dovrebbero vedere questa Carta come una sorta di giuramento di Ippocrate.
Secondo Ruth Dureghello, presidente della Comunità Ebraica di Roma, la cultura del non-odio è tipica della religione; inoltre, la stampa deve essere trasparente, chiara, libera di esprimersi e deve poter disporre di tutti gli strumenti per poter analizzare e conoscere meglio la società e condividere un sentimento comune.
La responsabilità di usare le parole a fin di bene è stata sottolineata anche dall’imam di Roma, Saleh Ramadan Elsayed, che ha affermato quanto sia necessario imparare la lezione della storia e capire che la religione è amore, tolleranza e pace.
Chi si sente comunicatore e operatore di pace, può quindi lasciarsi ispirare dal decalogo contenuto nella Carta di Assisi.
Testo e firmatari possono essere consultati su www.articolo21.org. A breve sarà anche in distribuzione il volume curato da Enzo Fortunato: La Carta di Assisi: le parole non sono pietre, edizione San Paolo.
Angelina Marcelli
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