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Set 25, 2017 Attualità, Italia
Prima o poi in Italia si dovrà andare a votare.
Vediamo quali sono le presenze sul campo, in competizione, senza una legge elettorale che permetta di governare.
E’ evidente che sarà possibile tentare qualcosa, solo tramite alleanze e coalizioni, anche strane, come Lega e 5 Stelle, o PD e Forza Italia. In ogni caso si ha la sensazione dell’inciucio.
Il PD ha perso il treno di Renzi. Il giovane pseudorottamatore ha avuto l’occasione di mettersi alla guida del Paese e di rimanerci per un bel po’, poi un dilettantismo di base, un po’ di spocchia, la mancanza di fatti concreti e molte lotte interne, lo hanno fatto sbandare e crediamo che il suo treno non passerà più. Oltre a lui, nel suo partito non ci sembra ci sia nessuno in grado di prendere in mano il timone e seguire una giusta rotta.
Forza Italia dal ’94 non ha saputo dare spazio a nessuno, tranne a Berlusconi che ha continuato a fare il padrone, facendo finta ogni tanto di dare spazio a persone più giovani. Il ras di Arcore non ha mai messo a punto nulla di nuovo e valido, a parte la cosiddetta (a parole) rivoluzione liberale e l’antagonismo, prima con la sinistra e ora con i 5 Stelle. Il suo unico pensiero politico e liberale sembra essere, da sempre, seguire una dieta e dimagrire, in vista della tenzone elettorale.
La Lega ha cambiato alcune cose con Salvini, lì da oltre vent’anni. In particolare, ha cambiato visione, guardando all’Italia e non limitandosi al nord. Salvini affronta tutti con il piglio di uno che ha sempre la soluzione pronta (come fanno tutti i politici), anche se appare più un “narratore” che un reale risolutore di problemi. Inoltre, sa benissimo che se non affianca Berlusconi (e viceversa) o i 5 Stelle in una forte deriva populista, non va da nessuna parte.
I 5 Stelle, in dieci anni, si sono trasformati da una forza di protesta con Grillo che urlava contro tutti, a una forza ibrida che piace ancora a chi vota contro qualcuno e qualcosa, un partito dai molti conflitti interni e senza un vero programma coerente. La nomina di Di Maio ci è sembrato un pasticcio e dove governano si rivelano impacciati e impreparati.
Tutti gli altri sono presenze da campagna elettorale, ma con percentuali poco incisive.
Il quadro generale non è confortante, ahinoi.
Luca Filanti
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